Gesù, se la memoria
Di te dà gioia al core,
La tua presenza supera
Ogni umana dolcezza
e ogni amore | Nome, o Signor, più tenero
Del nome tuo non s'ode,
Non v'ha pensier, non cantico
Più caro a meditar della
tua lode... |
(San Bernardo: Iubilus rhythmicus, DE NOMINE IESU)
Grandi tesori dunque ed inestimabili ricchezze sono racchiuse in questo nome Gesù; tesori e arcani segreti che vengono comunicati a coloro i quali, con devozione ardente e con gusto, continuamente lo lodano e lo glorificano...
Sì il nome di Gesù, breve ed angusto in quanto alle sillabe che lo formano, facile e soave a pronunziarsi, ripieno di altissimi significati, trabocca e sovrabbonda di ineffabili misteri.
Si, è questo quel nome santissimo tanto desiderato dagli antichi Padri, con tanta ansietà aspettato, con tanti sospiri invocato, con tante lacrime chiesto, e nella legge di grazia misericordiosamente donato
Dobbiamo studiarci di ripetere con molta frequenza questo nome di Gesù, vero nome di salute, affinché acquistatovi l'abito, in ogni occasione l'abbiamo pronto e nel cuore e sulle labbra.
Santo e terribile è il nome di lui: santo per gli angeli buoni e per gli uomini giusti, ma terribile per i demoni e per i peccatori impenitenti...
Il nome di Gesù non solo è luce, ma anche cibo. Non ti senti forse confortato ogni qualvolta lo ricordi? Olio è il nome di Gesù: secco e insipido è il cibo dell'anima, quando non è condito da questo mistico olio
Nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e nell'inferno (Fil 2, 10). Vengono meno le forze, muta rimane la lingua e ogni discorso diventa arido, quando si pensa di dover parlare del nome di Gesù e delle sue lodi. Un tal Nome, cioè, è un mare così immenso e tanto profondo, che nessuna intelligenza umana è capace di potere pienamente spiegare e descrivere... Il nome di Gesù ci indica l'Incomprensibile. Chi, dunque, potrebbe mai spiegare l'Incomprensibile? Chi si crederebbe capace di esprimere l'Infinito? O chi potrà chiudere nei limiti di un discorso l’Uomo-Dio? Esclama il profeta al Signore (Sal 47, 10): Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode; cioè: Laudabile tu sei, o Signore, per la potenza del tuo nome. Ma chi potrà spiegare la potenza del suo nome, onde per essa e a motivo di essa poter lodare Dio medesimo? E chi è che possegga tanta grazia e tanta virtù, da poter dirsi in qualche modo degno di tessere le lodi di lui? Nessuno, certamente, se prima non gli siano circoncise, purificate le labbra, come ad Isaia (6, 1-7)... Vieni, dunque, o Gesù che sei il ministro della nostra spirituale circoncisione; vieni, e tocca le mie labbra, toglimi la mia iniquità, purifica i miei affetti, illumina il mio intelletto, liberami da ogni imperfezione, scioglimi la lingua, aprimi le labbra e dammi energia, affinché agitati dall'ardore della tua carità, a gloria del tuo nome, ci sentiamo infuocati dalla fiamma della devozione e da tanta dolcezza del nome tuo, non soltanto per le parole che escon dal labbro ma soprattutto per gli intimi sentimenti che scaturiscono dal cuore, noi ricaviamo gusto e conforto.
Come l'acqua di una piccola sorgente, dolcemente scaturendo dal fianco di un monte, incomincia col formare un angusto ruscello che, scendendo con soave mormorio e dilettevole sussurro, ingrossandosi sempre più, arriva poi a diventare un gran fiume, il quale lungo il suo corso maestosamente riversa or qua or là le sue abbondantissime acque; sì il nome di Gesù, breve ed angusto in quanto alle sillabe che lo formano, facile e soave a pronunziarsi, ripieno di altissimi significati, trabocca e sovrabbonda di ineffabili misteri. Il nome "Gesù" racchiude tutto ciò che Iddio dispose per la salute della decaduta umanità. Secondo san Girolamo infatti s'interpreta Salvatore, Liberatore, Salute, Salutare; perché salva dai peccati, libera dai nemici, conferisce grazia e dona la gloria... Questo nome, per la sua eccellenza fu imposto dal Divin Padre fin dall'eternità, molti secoli prima dell'Incarnazione fu agli uomini simboleggiato, dai Profeti fii vaticinato, da un Angelo annunziato, dalla Vergine rivelato, dagli apostoli predicato, da tutti venerato e adorato... Nome che io dico somigliantissimo al sole; poichè come il sole materiale col suo vigore, splendore e calore vivifica, feconda e conserva tutto ciò che è nel mondo, così il nome di Gesù dà e mantiene la vita della grazia a tutti uomini e incipienti e proficienti e perfetti; Ben a ragione, quindi, il profeta Zaccaria dice (6, 12): Il nome di lui è Oriente; vale a dire: è a guisa del sole che rifulge in Oriente. E il Salmista esclama pure (Sai 18, 6): Nel sole ha posto il padiglione; cioè, ha concesso il mistico Sole, che è la fede radiante, padiglione del nome suo.
Dividiamo adunque il fulgore di questo nome divino in dodici splendidissimi raggi, affinché misticamente sia designata l'abbondanza della radiosa fede del nome di Gesù Cristo, racchiusa nei dodici articoli del Credo e sparsa dai dodici apostoli per tutto quanto il mondo, secondo quel detto dell'Ecclesiastico (42, 16): il sole lucente illuminò tutte le cose.Il nome del Signore Gesù ha per gli incipienti quattro raggi o radiose virtù, le quali si oppongono ai quattro mali che affliggono coloro che incominciano ad incamminarsi per la via della perfezione. Gli incipienti infatti sono afflitti dalla colpa, dalla lotta, dalla concupiscenza e dalla pena. Orbene, il nome di Gesù, opponendosi a questi quattro mali, può giustamente chiamarsi rifugio dei penitenti, vessillo dei combattenti, medicina dei languenti, conforto dei sofferenti.
Il nome di Gesù è primieramente rifugio dei penitenti, opponendosi al primo male: alla colpa. Qual peccatore non temerebbe un nome di potenza? Quale non paventerebbe un nome d'ira o un nome di furore divino? Quale non rimarrebbe inorridito, quando udisse nominare il Signore delle vedette? Ma ecco il nome di Gesù, dolce rifugio, nel quale la potenza divina, quasi direi, si annienta, rifulge splendidissima la misericordia, e la pietà nostra trova le sue delizie. Un tempo - nell'Antico Testamento, nella legge del timore - il nome di Dio era terribile; onde in Isaia (30, 27) è detto: Ecco il nome del Signore da lungi che viene: ardente è il suo furore e insopportabile. Ma per l'amoroso nostro Gesù il duro peso schiacciante del nome terribile di Dio è divenuto leggero, il suo furore insopportabile si è mansuefatto, il suo ardore abbruciante si è temperato nella fonte della misericordia e della pietà, cioè nel seno verginale di Maria... O, dunque, nome amorosissimo e graziosissimo di Gesù! O nome santo e pio, ricolmo di ogni soavità! Si, è questo quel nome santissimo tanto desiderato dagli antichi Padri, con tanta ansietà aspettato, con tanti sospiri invocato, con tante lacrime chiesto, e nella legge di grazia misericordiosamente donato. Questo nome desiderava il profeta (Sal 34, 3) quando, rivolto a Dio, esclamava: Di' all'anima mia: Io sono la tua salvezza. Come se volesse dire: Signore, troppo hai detto, affermando: Queste cose dice il Signore degli eserciti, il Dio delle vendette e della giustizia; occulta, te ne prego, il nome tuo di potenza, dimentica il nome di vendetta e di giustizia, concedici il nome di misericordia: risuoni alle mie orecchie il nome di Gesù, poiché allora la tua voce sarà veramente soave e bella la tua faccia!
Ecco pertanto il nome di Gesù dolce refrigerio, senza quale i Padri dell'Antico Testamento, come pure gli uomini del Testamento Nuovo, invano avrebbero sperato di conseguire la Salvezza! Per questo vien detto, (Mt 1, 21) dall'Angelo a Giuseppe: Ella darà alla luce un figlio, che tu chiamerai Gesù, poiché salverà il suo popolo dai loro peccati. E l'apostolo Pietro (Atti 10, 43) esclama pure: Di lui testificano tutti i Profeti, quando dicono che chiunque crede in lui, cioè per la fede operante, mediante la dilezione, riceve per il suo nome la remissione dei peccati. E nella sua prima lettera (2, 12) l’evangelista Giovanni dice: Scrivo a voi, figliuolini, che vi sono rimessi i peccati pel nome di lui. E l'apostolo Pietro dice ancora negli Atti (4, 12): Non c'è sotto il cielo alcun altro nome dato agli uomini dal quale possiamo aspettarci d'esser salvati. E parlando di quel nome, quivi afferma: E in nessun altro è salute… Esso viene scolpito nell'anima nostra dal sacramento del Battesimo e, ove sia cancellato dalla colpa mortale, torna a risplendervi per mezzo del sacramento della Penitenza, conforme a quanto viene detto nell'Apocalisse (3, 12): scriverà su lui il nome del mio Dio...Da ciò che abbiamo esposto, possiamo ricavare che qualunque peccatore colto dalla morte, ove non gli sia dato di ricevere i sacramenti, otterrà il perdono di Dio, se invocherà di tutto cuore, cioè con una vera contrizione, il nome di Gesù, attestandocelo Gioele (2, 32), allorché dice: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo... E poiché le morti improvvise avvengono spesso, dobbiamo studiarci di ripetere con molta frequenza questo nome di Gesù, vero nome di salute, affinché acquistatovi l'abito, in ogni occasione l'abbiamo pronto e nel cuore e sulle labbra. Alla qual cosa volendo esortarci l'apostolo, così scrive ai Colossesi (3, 17): Qualunque cosa facciate, o con parole o con opere, tutto fate nel nome del Signore Gesù Cristo... Leggi tutto quanto il Vangelo, e neppur uno troverai che abbia invocato invano il nome di Gesù.
Il nome del Signore Gesù è, inoltre, vessillo dei combattenti, in quanto ci dà la forza per superare gli attacchi dei nostri nemici spirituali... Con tre nemici infatti dobbiamo combattere: col demonio, con la carne e col mondo.
Anzitutto col demonio, poiché ognun sa che quando taluno desidera e cerca di abbandonare la via del male e mutarsi in tutt'altro uomo, il maligno, con mille astuzie e con ogni sforzo, lo assalisce. Perciò sta scritto nell'Ecclesiastico (2, 1): Figlio, entrando al servizio di Dio, sta costante nella giustizia e nel timore, e prepara l'anima tua alla tentazione. E San Gregorio aggiunge che all'avvicinarsi del Salvatore si avvicina la tentazione; e che alla luce della rettitudine tiene dietro l'ombra della tentazione. Perciò se il demonio si avanza contro di te, non aver paura: issagli contro il vessillo della salute, Gesù, coll'invocarlo devotamente. Ascolta ciò che il Signore dice dei credenti in lui: Scacceranno i demoni nel mio nome (Mc 16, 17)... Ed è naturale che per questo nome siano messi in fuga i demoni, poiché la potenza di esso è grande oltre ogni credere, come attesta Geremia (10, 6), quando scrive: Grande tu sei, e grande il nome tuo in potenza; e come conferma il profeta (Sal 110, 9), allorché canta: Santo e terribile è il nome di lui: santo per gli angeli buoni e per gli uomini giusti, ma terribile per i demoni e per i peccatori impenitenti...
In secondo luogo dobbiamo noi combattere con un altro nemico: con la carne, ripiena di ogni sensuale cupidigia e malizia. Per questo san Bernardo, nel sermone 150 sopra la Cantica, esclama: «E’ preso qualcuno di noi dalla tristezza? Si rifugi nel cuore di Gesù; Gesù invochi con fiducia, ed appena proferito questo nome si dilegueranno le nuvole, tornerà il sereno. Precipita alcuno in qualche grave delitto, e la disperazione sta per impossessarsi di lui? Invochi il nome di vita, e tosto si sentirà tornato in vita. Chi non riuscì a domare la durezza, la pigrizia, il torpore, i rancori, la tiepidezza e tutte le altre proprie passioni, dopo aver fatto ricorso a questo nome salutare? Chi mai, conoscendo la durezza del proprio cuore, chiese soccorso a questo nome e non sentì all'improvviso scaturire dai suoi occhi una fonte copiosa dolce di lacrime?». E poco dopo soggiunge: «Nessuna cosa all'infuori del nome di Gesù raffrena l'impeto dell’ira, abbassa la gonfiezza della superbia, sana la piaga dell'invidia, raffrena l'impeto della lussuria, spegne la fiamma della libidine, estingue la sete dell'avarizia e mette in fuga il prurito della passione; poiché quando io nomino Gesù, io invoco colui che, come uomo mite, umile, benigno, sobrio, casto, misericordioso ed eccellente in ogni sorta di virtù e di santità, può edificarmi col suo esempio, come Dio onnipotente mi largisce la forza necessaria per imitarlo»
E, finalmente, dobbiamo combattere col terzo nostro nemico: il mondo... Ma se tu invocherai il nome di salute, se con la bocca e col cuore chiamerai Gesù, non potrai temer di nulla, sperando nell'aiuto dell'Altissimo, che dice (Sal 110, 14): Alzerà a me la voce, ed io lo esaudirò; con lui io sono nella tribolazione, ne lo trarrò e lo glorificherò. E ancora: Lo proteggerò, perché ha conosciuto il mio nome. E nei Proverbi (18, 10) è detto: Torre fortissima è il nome del Signore; vi accorre il giusto, e sarà sollevato, perché non arrivino a lui le miserie del mondo e non lo danneggino.
In terzo luogo, il nome di Gesù è medicina dei languenti, poiché si oppone al male della concupiscenza da cui si originano i mali, tanto corporali quanto spirituali... Se adunque qualche infermità affligge te e i tuoi, senza trascurare il rimedio naturale, ricorri all'invocazione del nome di Gesù. Avviene spesso che non possiamo dare agli infermi i rimedi opportuni, o perché non li abbiamo o perché ignoriamo la natura del morbo. In questi casi disperati bisogna ricorrere non agli indovini né ai fattucchieri, ma alla medicina indicata da Gesù stesso ai suoi fedeli, dicendo egli in san Marco (16, 17): Ora questi segni accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, quand'anche bevessero veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli infermi e guariranno...Ho udito dire da uomini degni di fede che anche ai giorni nostri molti malati, imposte loro le mani conforme alla parola del Signore, furono guariti con l'invocazione di questo nome santissimo; poiché come l'unguento sparso sui corpi restituisce ad essi la sanità, così il nome di Gesù conferisce la grazia della salute alle anime. Perciò esclama il profeta (Sal 105, 8): Egli li salvò a cagione del suo nome, per far nota la sua potenza. Ma quello che davvero meraviglia si è che qualche volta Gesù compie miracoli e guarigioni anche invocato dai peccatori e dagli infedeli, come si narra di San Dionisio Areopagita, il quale «mentre un giorno disputava con san Paolo, avendo veduto passare per la via un cieco, disse all'apostolo: - Se tu dirai a questo cieco, in nome del tuo Dio: ricupera la vista! e proprio la ricupererà, crederò senz’altro. Ma perché tu non possa usare parole magiche, io stesso ti prescriverò la formula; questa: Nel nome di Gesù Cristo, nato dalla Vergine, crocifisso, morto e risuscitato e asceso al Cielo, vedici! E Paolo rispose: - Accetto la tua proposta; e perché dal tuo animo sia dissipato ogni sospetto, voglio che tu stesso proferisca tali parole -. Obbedì Dionisio, ed oh meraviglia! Appena che ebbe pronunziata quella invocazione, il cieco riacquistò la vista, e l'Areopagita veramente credette in nostro Signor Gesù Cristo». E così Dionisio, ancora peccatore e infedele, coll’invocazione di un tanto nome restituì la vista a quel cieco. Ma senza bisogno di ricorrere a simili fatti prodigiosi avvenuti nei tempi passati, potrei riferirne molti altri verificatisi al tempi nostri, anche in persone peccatrici, per far vedere quanto le suddette espressioni del profeta corrispondano a verità: Egli li salvò a ragione del suo nome, per far nota la sua potenza...
Ma il nome di Gesù giustamente deve chiamarsi anche confino dei sofferenti, opponendosi al male della pena. Infatti, benché Dio non influisca a che i servi suoi soccombano alla tentazione, pur tuttavia acconsente che essi siano tribolati. Ma nelle tribolazioni né è da sgomentarsi, né da dimenticare il dolce nome di Gesù; anzi, mai dobbiamo allora stancarci d'invocarlo. Ed è appunto per consolare gli afflitti che ad essi si rivolge il Signore, allorché esclama (Mt 5, 11): Beati voi, quando vi oltraggeranno, e mentendo diranno di voi ogni male, per causa mia: rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Anzi, per una anima infiammata ed inebriata dall'amore del nome di Gesù è inestimabile letizia il poter patire per un tanto nome, non per la speranza di un premio, ma solo per il desiderio di conformarsi al Cuore di lui. E che? Non è, spesse volte, letizia grandissima il patire per un amico mortale, anche se questi ignora le nostre sofferenze che per lui patiamo? Quanto più, dunque, noi dobbiamo godere di soffrire per Iddio immortale, che tutto vede, e per il Signore Gesù che per noi lietamente si offrì ai più duri tormenti e alla morte di croce? Ecco perché san Paolo diceva (At 21, 13): Io sono pronto non solo a lasciarmi legare, ma anche a morire in Gerusalemme per il nome del Signore Gesù. Ed ancora negli Atti (5, 41) esclama: E gli apostoli se ne andarono dalla presenza del Sinedrio, lieti dell'esser fatti degni di patir contumelie per il nome di Gesù... E in virtù di questo nome dolcissimo che i martiri tutti trionfano dei loro tormenti; e però, in persona di essi, esclamava il profeta (Sai 43, 5): Nel nome tuo non faremo caso di quelli che insorgono contro di noi. E ancora (Sal 123, 8): il nostro aiuto è nel nome del Signore che fece il cielo e la terra; perché se è stato capace di compiere tali meraviglie nel creato, non potranno certo mancargli i mezzi di consolarci nei nostri tormenti. E non c'è punto da meravigliarsi se i martiri con tanta letizia sopportarono sofferenze atroci, giacché lui era che in essi sopportava tali tormenti, come ce lo attesta l'apostolo che, scrivendo ai Filippesi (2, 13), dice: Dio è che produce in voi e il volere e l'agire con buona volontà. Perciò, all'anima che soffre per il suo nome, dice il Signore nell’Apocalisse (2, 3): Hai pazienza e hai sofferto a motivo del mio nome, e non ti sei stancato...
L'ammirabile nome di Gesù come giova agli incipienti contro il male, così fa avanzare i proficienti. Ora, in quattro modi devono avanzare i proficienti: col cuore, con la parola, con l'opera e con la perseveranza. Perciò il nome di Gesù è onore dei credenti, splendore degli evangelizzanti, merito degli operanti e aiuto degli incostanti.
Anzitutto, rispetto al cuore, il nome di Gesù è l'onore dei credenti, poiché, impresso per la fede nei nostri cuori, ci fa diventare figli dilettissimi di Dio, come ce lo attesta l'evangelista Giovanni (1, 12), dicendo: A tutti quelli che credono nel suo nome ha doto il potere di diventare figlioli di Dio. Ora, massimo onore è quello di essere figli di Dio, poiché, come scrive ai Romani l'apostolo (8, 17): Se figli, anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo... E la fede della religione cattolica consiste nella conoscenza e nell'irradiazione del mistico sole Gesù Cristo, che è luce dell'anima, porta della vita e fondamento dell’eterna salute. Chi non possiede o chi abbandona tale conoscenza può assomigliarsi a colui che incede tra le tenebre della notte, o che a occhi chiusi corre all'impazzata attraverso pericolosi sentieri. Rifulga pure per dottrina e per ingegno; sarà sempre un cieco condotto da una guida pure essa cieca; dato che per intendere i segreti celesti ha bisogno di un intelletto divinamente illustrato. Ed anche può paragonarsi a quel tale che, trascurati i fondamenti, si arrabatta a costruire una casa; o a quel talaltro il quale, anziché dalla porta, vuole entrare di sul tetto. Orbene, Gesù è la luce, il fondamento e la porta. Egli si manifesta via agli erranti; egli ha dato a tutti la luce della fede, per la quale si potesse ritrovate Dio, ritrovato credergli, e creduto possederlo. Gesù è il fondamento che sostenta la Chiesa fabbricata nel nome di lui. Massimo onore, dunque, è quello di diventare, per la fede del nome di Gesù, figlio di Dio ed erede...
Secondariamente il nome di Gesù, rispetto alla parola, è splendore degli evangelizzanti ossia dei predicatori, per il fatto che egli fa annunziare e udire con irradiante fulgore la sua parola. Per questo san Bernardo non può fare a meno di esclamare: «Chi ha mai portato per tutta la terra questa luce celestiale sì grande e sì repentina della fede, se non il nome di Gesù predicato? E non è, forse, con lo splendore e con la dolcezza di questo nome che Iddio ci ha chiamato all'ammirabile luce sua? Non è a noi, in tal modo illuminati, che nel lume suo vediamo la luce (Sal 35, 10), non è a noi, dico, che l'apostolo Paolo, agli Efesini (5, 8) giustamente ripete: Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; e come figli della luce dovete vivere"?
Ma perché questo nome si possa manifestare in tutto suo splendore, è necessario predicarlo; e deve essere annunziato da labbra pure ed erompere da un cuore santo ed eletto, come era quello dell'apostolo Paolo, a cui disse il Signore (At 9, 15): Egli è un vaso eletto da me a portare il nome mio davanti alle genti e ai re e ai figlioli di Israele. Espressioni, queste, che ebbero solenne conferma; poiché come col fuoco si purga il terreno dalle spine e dai rovi e si rende fertile, e come al sorgere del sole i ladri e gli assassini corrono a nascondersi; così alla parola convincente, splendida e poderosa di Paolo veniva distrutta l'infedeltà pagana, la falsità spariva e, come un sole, risplendeva la verità... Né egli annunziava il nome di Gesù soltanto con la parola, ma e con gli scritti, coi costumi, con gli esempi e con i miracoli. Assiduamente lodava un tanto nome, lo celebrava con rendimento a grazie, lo portava davanti alle genti e ai re e ai figlioli d’Israele. Con i raggi sfolgoranti di quel mistico Sole illuminava le nazioni e ovunque levava quel grido della lettera ai Romani (13, 12-14): La notte è inoltrata e il giorno si avvicina; gettiamo via, dunque, l'opera delle tenebre, rivestiamo le armi della luce, come in pieno giorno camminiamo onestamente... Oh, quali raggi abbaglianti mandò la luce del nome di Gesù, allorché, uscendo simile alla folgore dalla bocca di Pietro, consolidò le gambe e i piedi dello storpio presso la Porta Speciosa del Tempio (At 3, 1-16), e molti ciechi spirituali illuminò! Che forse non disseminò fuoco, allorché disse: Nel nome di Gesù Cristo alzati e cammina? Così san Bernardo nel luogo sopra citato.
E degli apostoli è detto (Mc 16, 20) che andarono a predicare dappertutto, cioè il nome di Gesù, con l'assistenza del Signore, il quale confermava la loro parola con i miracoli che l’accompagnavano, e che certamente venivano operati nel nome di Gesù Cristo; parola divina confermata poi con i miracoli durante l'epoca delle persecuzioni e con mirabili illustrazioni elargite ai Padri e Dottori della Chiesa, che in ogni secolo hanno difeso il patrimonio della fede contro gli attacchi degli eretici; e, anche al presente, la conferma ogni giorno con le dolci consolazioni e illuminazioni copiose che diffonde su gli eletti. Di modo che la sposa a Cristo sorretta dalla testimonianza di lui, giubila con il Salmista, esclamando (Sal 70, 17): O Dio, tu mi hai istruito fin dalla mia giovinezza, e fino ad ora ho proclamato le tue meraviglie. E a ringraziarlo continuamente di ciò, ci invita ancora il profeta (Sal 95, 2), col dirci: Cantate al Signore e benedite il suo nome, annunziate ogni giorno la sua Salvezza, cioè Gesù Salvatore.
In terzo luogo, il nome di Gesù, considerato rispetto all'opera, è merito degli operanti, poiché in virtù di questo nome si acquistano meriti e grazie innumerevoli, secondo la testimonianza dell'apostolo che, nella prima lettera ai Corinzi (12, 3), esclama: Nessuno può dire: Signore Gesù, se non in Spirito santo.. Grandi tesori dunque ed inestimabili ricchezze sono racchiuse in questo nome Gesù; tesori e arcani segreti che vengono comunicati a coloro i quali, con devozione ardente e con gusto, continuamente lo lodano e lo glorificano...
Il nome di Gesù, finalmente, considerato rispetto alla perseveranza, è aiuto degli incostanti, ossia dei tiepidi, degli ammalati spirituali, che si arrestano nella via del bene. Onde san Bernardo, nel luogo sopra citato, esclama: «Non ti senti, forse, confortato ogni volta che rammenti il nome di Gesù? Quale altra cosa rinvigorisce la mente di chi lo ripensa? Che cos'altro rafforza le virtù, solleva i sensi abbattuti, suscita i buoni costumi ed i santi affetti, più di questo nome adorabile?».
Se dunque la pigrizia e il torpore, impossessandosi di te, ti arrestano per la via intrapresa della perfezione, Gesù invocato ti guarirà con l'accendere in te novello fervore... Accade molte volte che ci sentiamo all'improvviso oppressi dalla mestizia e dal tedio: ci sentiamo aridi, freddi, distratti; la solitudine ci spaventa, noiosa ci diviene la lettura. E quantunque ci intratteniamo allora più lungamente nella preghiera, pure quel poco di fervore, che dolcemente gustiamo, viene soprattutto da quella tiepidezza che ci avvince; né la considerazione del premio eterno, né il pensiero dei castighi infernali hanno la potenza di scuoterci dal sonno letargico in cui siamo caduti. Ma ecco che, appena invocato Gesù con tutto l'affetto del cuore, un gaudio immenso ed ineffabile torna finalmente ad impossessarsi dell'anima nostra... E così, invocato umilmente e con intimo desiderio il suo nome, Gesù torna ad inebriarci di santa letizia e a corroborare la nostra incostanza.
Gli ultimi quattro raggi del mistico sole Gesù si appropriano benissimo ai perfetti. Infatti le anime contemplative, e ormai giunte all'apice della perfezione cristiana, continuamente meditano, pregano, contemplano e, partite da questa terra, vengono premiate. Quindi il nome di Gesù può giustamente chiamarsi sospiro dei meditabondi, esaudimento degli oranti, gusto dei contemplanti, gloria dei trionfanti.
Anzitutto il nome di Gesù è incessante ricordo è sospiro dei meditabondi. Per questo vien detto nel Cantico dei Cantici (1, 2): Olio sparso è il tuo nome, perciò le fanciulle ti amarono. Ed Origene, commentando, fa notare che come l'olio ha la proprietà di rendere grasso il luogo nel quale è sparso, così il nome di Gesù meditato accresce grandemente una soave devozione nelle fanciulle, cioè nelle anime, eccitandole a correre su per la via della penitenza, e con un ardore davvero eccezionale, dietro il loro Diletto, ad amarlo ed a esultare dolcemente con lui. E san Bernardo in un suo Inno (Iubilus rhythmicus, DE NOMINE IESU) tra l'altro così canta:
Gesù, se la memoria
Di te dà gioia al core,
La tua presenza supera
Ogni umana dolcezza
e ogni amore
Nome, o Signor, più tenero
Del nome tuo non s'ode,
Non v'ha pensier, non cantico
Più caro a meditar della
tua lode...
Meritatamente, dunque, esclama Isaia (26, 8). Signore, il tuo nome e il tuo ricordo sono il desiderio dell'anima. Per questo dice ancora Bernardo, nel commento al Cantico dei cantici: «Il nome di Gesù non solo è luce, ma anche cibo. Non ti senti forse confortato ogni qualvolta lo ricordi? Olio è il nome di Gesù: secco e insipido è il cibo dell'anima, quando non è condito da questo mistico olio».Oh, quanta dolcezza non sembra stillare dalle labbra dell’innocente bambino quando, istruito dalla mamma devota, non riuscendo ancora ad imparare il Pater Noster e l'Ave Maria, con riverenza balbetta: Gesù! Poiché un tanto nome è miele sulle labbra e melodia all'orecchio...
Il nome glorioso di Gesù è inoltre esaudimento degli oranti e degli imploranti. E vuoi tu sapere quale potenza acquistino le nostre orazioni, quando siano fatte nel nome di Gesù? Ascolta quello che ti dice il Salvatore per bocca dell'evangelista Giovanni (16, 23): In verità in verità vi dico, se qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, ve la concederà... E sant'Agostino commenta: «Domandiamo nel nome del Salvatore quelle sole grazie che non si oppongono all'eterna salute». Perciò la nostra madre Chiesa, che chiede sempre cose salutari, sempre viene esaudita da Dio in ciò che domanda, perché in fine a qualsiasi orazione liturgica aggiunge sempre: Per il Nostro Signor Gesù Cristo, o altre simili espressioni equivalenti. E sant’Ambrogio dice ancora che nessuno deve affermare di esser povero dinanzi a Dio. Domandi al Padre nel nome del Figlio, e Dio profonderà in lui i suoi doni celesti. E così diverrà ricco nel Signore che rimarrà devoto al nome glorioso di lui...
Il nome di Gesù è anche gusto dei contemplanti. Infatti questo nome adorabile rifocilla e conforta coloro che vengono meno dalla fame spirituale, perché la terra in cui abita il nostro spirito è terra di penuria e di fame; perciò, posti quaggiù, con pazienza e con speranza aspettiamo il Salvatore, il Signor Nostro Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della miseria nostra, perché sia conforme al corpo della sua gloria (Fil 3, 20).
Ma non ha più luogo d'esistere la speranza, quando, toltoci dinanzi il velo, arriviamo a pregustare il tenue profumo dei frutti del paradiso; il che si verifica, sino a quanto è possibile alla nostra condizione di pellegrini, nella contemplazione. Questo profumo e cibo celeste è quella manna soave, quel pane discendente dal cielo, di cui, per non venir meno, si ciba Israele nel deserto. Orbene, il nome di Gesù ci mette nella possibilità di assaporare questo cibo delizioso; nome che, profondamente meditato, in sé contiene ogni sapore e dolce soavità... Perciò gustando la dolcezza del nome di Gesù, dica ognuno di noi col profeta (Sal 53, 8): Darò lode al tuo nome, o Signore, perché è buono!... Giustamente è detto nel Libro dei Proverbi (18, 10): Una torre fortissima è il nome del Signore; vi accorre il giusto, è sarà sollevato. E san Girolamo commenta: Non senza ragione il nome del Signore è chiamato torre fortissima; poiché in esso non solo riceviamo la fortissima e grandissima virtù di resistere agli attacchi dei nostri nemici spirituali e alla piena irrompente dei vizi, ma anche perché da quello, come da un luogo eminente, possiamo contemplare la moltitudine dei gaudi eterni. E il Crisostomo soggiunge: Il nome di Dio quanto più ardentemente è amato ed invocato, tanto più altamente ci solleva in Dio.
E questo ben conobbe per esperienza il beato Egidio, compagno di san Francesco; poiché fin da quando il Divin Redentore gli apparve presso la montagna di Cetona, trattenendosi lungamente con lui dal Natale alla festa dell'Epifania, fu ripieno di tanta dolcezza che, dopo, al solo udire il nome di Gesù si sollevava spesso da terra, rapito in estasi. E volendo accertarsi di ciò, il papa lo chiamò presso di sé in una camera appartata; e allorché nel discorrere a bella posta nominò Gesù, immediatamente frate Egidio, sollevato da terra, fu rapito in estasi. Oh, che anch’io di tanta abbondanza di grazia, di tanta letizia di gloria che allieta gli abitatori celesti in paradiso ed i contemplativi in terra, possa, anche una sola volta, ricevere una sola stilla nell’arida anima mia, per così assaporare ed amare con tutto il cuore Gesù, per pensare sempre a lui!
Inaccessibile tu sei, o Signore, a noi che, ubriacati dall'amarezza della carne, non siamo altro che dei semplici e lontani spettatori delle ineffabili dolcezze celesti! Ma a noi, poveri pellegrini sulla terra, ci basta uno spiraglio da cui contemplare l'immensità della tua dolcezza riservata ai figli tuoi diletti, per poter correre dietro all'odore soave dei tuoi profumi! Questa soavità supera qualsiasi delizia, poiché l'odore tuo, o Signore, genera desideri eterni!... Oh, se un giorno sarò annoverato tra i beati comprensori del cielo, anch’io potrò allora esclamare con Abacuc (3, 18): Io mi rallegrerò nel Signore ed esulterò in Dio mio Gesù! Il nome di Gesù è, finalmente, gloria dei trionfanti... Nella gloria del cielo l'intelletto avrà una chiara visione della splendidissima Verità, in premio della fede; la memoria avrà sempre presente l'infinita magnificenza di Dio, in premio della speranza; la volontà amerà sempre il sommo Bene, in premio dell'amore portato al nome dì Gesù, come ce lo attesta il profeta (Sal 5, 12), quando dice: Gioiranno in te gli amanti del nome tuo. Cosicché per il nome di Gesù tutta l'anima vivrà, sarà ornata, beatificata e completamente configurata nelle sue tre potenze a Dio Trino e Uno, a lui totalmente unita, da lui splendidamente illuminata, in lui perfettamente quietata, poiché essa vivrà in eterno in uno stato pienamente ricolmo dì tutti i beni. Perciò il profeta (Sal 142, 10) dice al Signore Gesù: Il tuo spirito buono mi guidi nel luogo della perfetta giustizia; nel nome tuo, o Signore, mi darai vita secondo la tua equità; trarrai dalla tribolazione l'anima mia...In questo nome adunque sarà la gloria di tutti i beati. Per questo san Giovanni scrive nell'Apocalisse (14, 1): Ed ecco io vidi l’Agnello che stava sul Monte Sion e con esso centoquarantamila persone, che avevano il nome di lui e del Padre suo scritto sulle loro fronti. Il Monte Sion, che si interpreta specola, simboleggia l'eccelsa altezza dello splendore della patria celeste; sopra questo monte se ne sta l'Agnello, il Figlio di Dio Gesù Cristo che, in quanto uomo, gode della visione beatifica più di tutti i beati comprensori celesti, i quali della medesima vengono fatti partecipi...
O nome glorioso, o nome grazioso, o nome amoroso e potente!
Per te sono rimesse le colpe, per te vinti i nemici delle anime,
per te gli infermi ricuperano la sanità, per te gli afflitti sono consolati e fortificati!
Tu sei l'onore dei credenti, tu il maestro dei predicatori,
tu la forza degli operosi, tu il sostegno dei fiacchi!
Col tuo cocente ardore e calore i desideri s'infiammano,
le preghiere sono esaudite, le anime dei contemplativi restano inebriate,
e i trionfanti vengono glorificati nella patria del cielo!
Deh, fa che per questo tuo santissimo nome,
anche noi possiamo regnate con essi, o dolcissimo Gesù,
che col Padre e con lo Spirito santo in Trinità e Unità perfetta,
glorificatore di tutti i beati, trionfi e regni glorioso per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.
S. Bernardino da Siena, illustre e degno discepolo di S. Francesco d’Assisi, nacque nel 1380 a Massa Marittima, dalla nobile famiglia senese degli Albizzeschi. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena. Entrò a far parte dei Frati Minori, venne ordinato sacerdote e percorse tutta l’Italia esercitando la predicazione con gran frutto delle anime. Propagò la devozione al santissimo nome di Gesù.
In seno all’Ordine divenne uno dei principali propugnatori della riforma dei francescani osservanti e scrisse pure dei trattati teologici.
Il Signore lo chiamava alla pace dei beati pieno di meriti nel 1444 a l’Aquila e fu canonizzato nel 1450.
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Tratto da: MISTICI FRANCESCANI, Editrici Francescane, 1995 - a cui si rimanda per l’approfondimento
DE:ESICASMO.IT