VITA E CONDOTTA DEL SANTO E TEOFORO NOSTRO PADRE PIETRO L'ATHONITA
PARTE
I
E’ cosa buona, molto utile e gradita a
Dio mettere per iscritto le vite dei santi e la loro condotta cara a Dio e
trasmetterle ai posteri per il loro giovamento e per destare lo zelo che conduce
all'imitazione. Gli ascoltatori infatti ne ricavano un'utilità non comune e chi
scrive il compenso che deriva dall'utilità di chi ascolta. Per questo motivo
anch'io, obbedendo al comandamento paterno che mi ordinava di mettere per
iscritto la vita del molto beato nostro padre Pietro che ha vissuto in modo
angelico sul monte Athos e vi ha passato la vita in maniera, per così dire,
immateriale, ho ritenuto opportuno iniziare dal miracolo operato in suo favore
dal tre volte beato nostro padre Nicola e poi, secondo l'ordine e la
successione, narrare il seguito della sua vita.
Il miracolo si è
verificato in questo modo, come ha scritto il grande nostro padre Metodio
vescovo di Patara: "Alcuni monaci tra gli eccellenti e tra coloro che sono
intenti a piacere a Dio in ogni cosa, persone istruite nella verità oltre che
nelle altre virtù, mi hanno riferito che il molto beato Nicola ha di recente
operato un miracolo. Raccontano che Pietro di beata memoria divenuto monaco da
soldato che era, fu indirizzato in questa maniera alla vita monastica. Egli
faceva parte della quinta scholè,
e con molte altre milizie fu inviato in Siria per la guerra. Gli
capitò in sorte, cosa che spesso ha consuetudine di succedere agli uomini,
quanto segue. I barbari, essendosi dimostrati superiori, travolsero i romei in
battaglia. Moltissimi furono fatti prigionieri, tra i quali lo stesso Pietro
che, dopo essere stato catturato, fu inviato a Samarra (questa è una città degli
arabi con grandi fortificazioni e molto popolosa e consegnato al loro
sovrano come preda di guerra. Quell'empio lo fece gettare nella prigione
pubblica e i suoi piedi furono rinserrati in pesanti catene. Egli, diventato una
sorta di avvedutissimo esaminatore delle proprie cose, comprese allora il motivo
della sua cattura e della sua prigionia. Egli infatti aveva più volte fatto la
promessa a Dio di diventare monaco e di rinunziare alle faccende del mondo, ma
aveva rimandato la realizzazione di questa sua promessa. Allora si lamentò, si
afflisse, si sdegnò, accusò se stesso per la negligenza e infine, avendo provato
quanto era meritato il castigo, sopportò riconoscente quello che gli era
capitato. Egli aveva oramai trascorso in prigione un lungo periodo e non gli si
prospettava alcuna possibilità di salvezza.
Poiché da tempo
era a conoscenza dei miracoli di san Nicola, e aveva meditato di invocarlo quale
soccorritore nella distretta,
con la confidenza che gli veniva dall'abitudine disse: 'Io, o san Nicola, so di
essere indegno di ogni salvezza: ho infatti più volte promesso a Dio di farmi
monaco e non avendo mantenuto la mia promessa al Creatore, meritatamente sono
finito in questo carcere buio. Per questo motivo non oso rivolgere a lui la mia
supplica di essere liberato, ardisco invece ricorrere al tuo aiuto perché
abitualmente sollevi dai gravami nelle avversità e ti commuovi con le
invocazioni degli afflitti. Faccio appello a te come intercessore e mallevadore
presso di lui, per essere liberato, grazie a te e con il suo consenso, da queste
catene. Non rimarrò nei turbamenti del mondo, né ritornerò nella mia patria,
ma andrò a Roma e mi farò tonsurare sul sepolcro del corifeo Pietro.
Trascorrerò così tutto il resto della mia vita, da monaco invece che da
secolare, intento con tutte le mie forze a essere gradito a Dio.
Dopo aver detto
queste e altre parole, si diede al digiuno e alle suppliche e passò sette giorni
senza toccare cibo. Alla fine della settimana, il soccorritore che si affretta
in aiuto di quanti lo invocano, l'ardente patrono, san Nicola, gli apparve e gli
disse: 'Ho udito la tua supplica, fratello Pietro, e ho ascoltato il gemito del
tuo cuore e ho scongiurato per te Dio misericordioso e amico dell'uomo, ma, come
ben sai fratello, sei stato un indolente esecutore dei suoi comandamenti ed egli
non vuole scioglierti dalle catene: cosa che oltrepassa i nostri sforzi per la
tua salvezza. Tuttavia poiché suo comandamento è: Chiedete e vi sarà dato,
bussate e vi sarà aperto (Mt 7,7), non scoraggiamoci e continuiamo a
supplicare la sua bontà e il suo amore per l'uomo: egli conosce quello che è
utile e di sicuro lo disporrà anche per noi'.
San Nicola,
dopo aver detto queste parole e dopo averlo incoraggiato a perseverare, si
allontanò. Allora Pietro mangiò, e poi si diede ancora alle suppliche nel
digiuno. San Nicola gli apparve una seconda volta, un po' scuro in viso come se
avesse supplicato per lui e non fosse stato ascoltato. Gli disse con voce
sommessa e dolce: 'Fratello, credimi: non ho cessato di insistere con te presso
la bontà e l'amore divini, ma, non so per quali giudizi o per quale disegno, la
liberazione è differita. Il molto misericordioso è solito tardare per il nostro
stesso bene, in modo che, avendo ottenuto in fretta la grazia, non la
disprezziamo per leggerezza. Egli desidera inoltre che altri tra coloro che
gli sono graditi preghino per te. Ti indicherò un ambasciatore di sommo
valore presso di lui: entrambi dobbiamo prenderlo come avvocato, ma soltanto in
cose prive di falsità. Sappi che in questo modo Dio esaudirà di sua volontà la
domanda di salvezza.
Pietro gli
chiese: 'E chi è dunque, o santo signore, colui che più di te è in grado di
trarre Dio alla misericordia, dal momento che grazie alle tue intercessioni e
alle tue ambascerie tutto il mondo è salvato?'. Lo prevenne il grande Nicola e
disse: 'Conosci Simeone il giusto che accolse nelle sue braccia il Signore,
bambino di quattro giorni, e lo introdusse nel tempio?' (cf. Lc 2,25-26). Gli
rispose: 'Lo conosco, o santo di Dio, e non lo ignoro: di lui si parla nei santi
Vangeli. L'amante dell'uomo Nicola disse allora: 'Lo invieremo entrambi in
ambasceria. Egli può fare questo perché sta sempre presso il trono divino
assieme al Precursore e alla Madre di Dio. Senza dubbio quello che a noi non è
riuscito avrà un esito felice. Detto questo, Nicola si allontanò.
Al suo
risveglio, Pietro si diede di nuovo alle suppliche e ai digiuni e non
tralasciava di invocare l'intercessione di Nicola. Guarda la compassione del
santo! Egli voleva curare colui che lo supplicava ed esaudire le sue domande e
così non esitò a prendere quale intercessore Simeone il giusto! Assieme a lui si
presentò durante una terza apparizione, quando Pietro fu gratificato della
liberazione dai tormenti. San Nicola in quell'occasione gli disse: 'Non aver
timore, fratello Pietro, e sbarazzati del tuo grande scoraggiamento: ho infatti
trasmesso la supplica al mediatore e intercessore comune Simeone. Pietro alzò
gli occhi e alla vista del grande Simeone diventò tutto tremante per la paura di
quanto vedeva. Simeone il giusto gli apparve con in mano la verga d'oro,
indossando l'efod e la fascia sul capo (kidaris)
e gli disse queste parole: 'Sei tu quello che ha importunato il
fratello Nicola? E non hai smesso di supplicarlo di liberarti dall'afflizione
che ti cinge, da questa prigione e da queste catene?' Pietro, riuscendo a stento
ad aprire la bocca, gli rispose: 'Sì, o santo di Dio, sono io il meschino che si
è a lui appellato quale mallevadore presso Dio e alla tua santità quale
intermediario e ambasciatore. Simeone gli disse: 'E d'ora in poi manterrai
fermamente quanto hai promesso? Quando ti sveglierai diventerai monaco e vivrai
nella virtù?'. Il supplice lo prevenne e rispose: 'SI'. E Simeone il giusto
continuò: 'Dal momento che confermi di mantenere la tua promessa, esci senza
impedimenti da qui e va' dove vuoi. Oramai niente di quanto può sembrare un
impedimento ti potrà ostacolare o trattenere. Poiché Pietro gli mostrava i piedi
straziati dai ferri, san Simeone stese la verga che teneva in mano, toccò le
catene e le sciolse come cera al fuoco (Sal 67,3): le sciolse e all'istante le
fece svanire. Poi Simeone il giusto uscì dalla prigione e Pietro lo seguiva
accompagnato dal beato Nicola. Essendo giunti fuori della città, mostrò a Pietro
che quanto vedeva non era un sogno (egli credeva infatti di sognare a causa
della straordinarietà di quello che era accaduto). Simeone raccomandò quindi al
grande Nicola di prendersi cura di lui e sparì dalla loro vista.
Pietro restò da
solo, accompagnato e sospinto dal custode della sua salvezza Nicola. Il grande
gli ordinò allora di mangiare qualcosa. Pietro gli rispose che non aveva nulla
da mangiare. Il vero adoratore di Dio Nicola lo incoraggiò e lo esortò a
introdursi in uno degli orti vicini e di prendere quanti frutti voleva. Egli
seguì il suo consiglio ed ebbe da mangiare a sufficienza. Il grande Nicola
continuò poi a guidarlo fino a quando Pietro raggiunse sano e salvo l'Impero dei
romei. Quando l'uomo entrò nel territorio dei greci, subito il santo si
allontanò da lui dopo avergli detto soltanto queste parole. 'Fratello Pietro, è
ora tempo che tu mantenga al più presto la tua promessa per non essere riportato
a Samarra prigioniero.' Pietro allora, sia per punizione dell'indugio passato
sia perché voleva onorare il santo, non fece ritorno a casa, né si fece vivo con
i familiari e i conoscenti in modo che il suo zelo non fosse da loro arrestato,
ma, il più veloce possibile, si affrettò verso Roma per adempiere la promessa
fatta al Signore con le sue stesse labbra.
E guarda qui, o
amico degli ortodossi, la straordinaria sollecitudine del molto beato Nicola!
Egli come un padre affezionato e compassionevole, o come un pedagogo più che
eccellente, segue da vicino chi confida in lui: viaggia assieme a lui, lo segue,
lo precede, prepara quello che gli sta davanti, rafforza quello che gli sta
dietro, in ogni circostanza lo pone sulla retta via e non lo abbandona fino a
quando non lo ha condotto a Dio, come si era prefisso! Infatti quando Pietro
arrivò nei pressi di Roma, ed egli non conosceva il paese ed era uno
sconosciuto, il grande Nicola lo rese noto e lo manifestò a colui che allora
presiedeva la chiesa dei romani. Di notte fece conoscere al papa l'uomo che
teneva in mano, gli raccontò come lo aveva liberato da Samarra, come egli avesse
promesso di ricevere la tonsura sul sepolcro del corifeo degli Apostoli e il
seguito della vicenda. Gli svelò inoltre il nome dell'uomo, gli disse che si
chiamava Pietro, e incitò il papa a darsi da fare perché la promessa fosse al
più presto mantenuta. Il papa, al suo risveglio, si recò nel santuario del
corifeo degli Apostoli (era infatti domenica), e si mise a osservare i presenti
e a guardare i volti di coloro che gli venivano incontro, cercando di vedere e
di riconoscere la persona che gli era stata indicata durante il sonno. Avendo
percorso con lo sguardo la grande folla, lo vide che stava in piedi in mezzo
agli altri. Gli fece cenno un paio di volte, ma poiché quello non gli
rispondeva, lo chiamò ad alta voce per nome: 'Pietro che vieni dalla Grecia, non
sei forse colui che il grande Nicola ha liberato dalle catene e dal carcere a
Samarra?'. Egli, confermata la sua identità, rimase sbalordito per la
straordinarietà di quanto aveva udito. Ma il papa gli rispose: 'Fratello Pietro,
non meravigliarti perché ti ho chiamato per nome anche se non ti ho mai visto
prima d'ora. L'illustre e grande Nicola mi è apparso di notte e mi ha fatto
conoscere tutta la tua vicenda e mi ha detto che sei venuto qui per essere
tonsurato. Esaudirò quindi questa tua promessa al Signore. Dopo aver detto
questo, il papa lo tonsurò e lo consacrò a Dio, secondo la
promessa.
Quell'uomo veramente
divino dopo aver trascorso un non breve periodo presso il papa, dal quale fu
istruito nelle cose riguardanti la salvezza dell'anima e l'utilità spirituale,
se ne partì in pace da Roma. Il beatissimo papa lo congedò con queste parole:
"Va', figlio mio, il Signore sarà con te, egli guiderà il tuo cammino, ti
rafforzerà in ogni opera buona e ti custodirà dagli inganni del diavolo". Il
beato Pietro cadde ai piedi del papa e gli disse: "Salvami, o onorato padre!
Salvami, o discepolo di Cristo! Presta ascolto al mio mallevadore e liberatore
san Nicola!".
Dopo aver abbracciato
tutti i membri del clero, uscì dalla città pregando Dio di non fargli
abbandonare la buona intenzione. Egli trovò una nave, si imbarcò e partì. Il
vento era favorevole e, avendo navigato per diversi giorni, arrivarono in un
villaggio. Dopo essere approdati, i marinai scesero a terra per cuocere il
pane. Giunsero in una casupola e trovarono tutti i suoi abitanti ammalati. Cotto
il pane, i marinai si sedettero per mangiare e dissero a uno di loro: "Prendi un
pane ancora caldo e portalo al capitano e al nostro padre". Il padrone di casa,
avendo sentito parlare del padre, disse loro: "Miei signori, il padre venga a
benedire me e mio figlio, ché si sta avvicinando la crudele morte. Come potete
vedere, siamo ammalati". Ascoltate queste parole le riferirono al padre. Egli,
che era dotato di un'estrema umiltà e non desiderava manifestarsi, non li voleva
seguire. Ma, quando venne a sapere che quelli erano oramai giunti alla soglia
della morte, si rattristò e si incupì e intraprese la strada con loro. Non
appena il padre si avvicinò alla porta della casa ed ebbe detto "Salve" al
padrone di casa, subito e all'istante il malato, come ritornato in sé da un
sonno molto profondo, si alzò dal giaciglio, cadde ai piedi del santo, e li
abbracciò nelle lacrime. Egli quindi si rialzò in buona salute e guarito, pieno
di meraviglia per la sua guarigione. Allora, preso per mano il santo, si recò ai
tetti degli ammalati che al segno di croce del santo guarirono. Dopo la
guarigione di tutti gli ammalati della casa, essi fecero ritorno alla nave. I
marinai raccontarono al capitano quanto il santo aveva fatto. Resero così gloria
a Dio e gettandosi ai suoi piedi si prostrarono dinanzi a lui. Il padrone di
casa, che era stato guarito con tutti i suoi, arrivò alla nave: portava con le
proprie mani pane, vino e olio. Il nostro grande padre Pietro, pur accogliendo
la sua intenzione, rifiutò i doni. Allora quello si gettò ai suoi piedi assieme
a quelli che lo accompagnavano e piangevano lacrime amare dicendo: "Vero servo
di Cristo, se non accetti questo piccolo dono dalle nostre mani non faremo
ritorno a casa". Il padre acconsentì a fatica e, poiché tutto l'equipaggio della
nave lo incitava in questo senso, accettò il dono. E quelli, dopo averlo
salutato, ritornarono alla loro dimora rendendo grazie a Dio e al suo
adoratore.
Dopo questi
avvenimenti, con i quali Dio aveva glorificato in tutto il suo servo, i marinai
partirono da lì e continuarono la loro rotta. Nella nave il beato padre si
cibava da sera a sera di un oncia di pane e quale bevanda aveva un bicchiere di
acqua del mare. Navigarono per un certo numero di giorni e approdarono infine in
un luogo tranquillo. Al molto beato Pietro che si concedeva un breve sonno
allora apparve l'immacolata Madre di Dio in uno straordinario splendore, e
vicino a lei stava il grande Nicola, pieno di rispetto, timore e tremore, che la
pregava con tono supplichevole: "Signora e padrona dell'universo, poiché hai
voluto liberare questo tuo servo dalla dura prigionia, ti scongiuro: indicagli
anche il luogo dove egli dovrà trascorrere il resto della sua vita, compiendo le
opere care a Dio". La Madre di Dio, volgendosi verso di lui, disse: "La sua
dimora sarà sul Monte Athos che su mia richiesta ho ricevuto in eredità da mio
figlio e Dio. Là quelli che abbandoneranno i turbamenti mondani e
abbracceranno le cose spirituali, secondo le loro forze, e invocheranno il mio
nome in verità, fede e disposizione d'animo, trascorreranno la vita presente
nell'assenza di preoccupazioni e guadagneranno la futura per mezzo di opere
gradite a Dio. Questo monte mi dà grande diletto e il mio spirito su di lui si
rallegra: so infatti con certezza che verrà un tempo in cui sarà colmo di monaci
da un capo all'altro e, se essi seguiranno i comandamenti salvifici, la
misericordia del mio figlio e Dio non si allontanerà da loro. E li diffonderò
nel meridione e nel settentrione del monte, e l'avranno in possesso da mare a
mare, e renderò rinomato il loro nome in ogni contrada sotto il sole e
proteggerò quelli che persisteranno in questo monte".
Il lettore del
presente racconto consideri il sommo amore del Signore nei confronti dell'uomo,
la compassione e l'amore del servo per il compagno di servaggio, la
sollecitudine e la protezione della signora per il servo! Consideri anche la
fede purissima di Pietro che gli appianava ogni difficoltà e come egli mantenne
la promessa che aveva fatto al Signore!
Al suo
risveglio il beato, che aveva ancora nitida la visione, rese grazie a Dio, alla
sua immacolata Madre e al grande padre Nicola. Era all'incirca l'ora terza e,
alzatosi un vento favorevole, salparono nella letizia. Quando erano già arrivati
nei pressi dell'estremità del Monte Athos, la nave all'improvviso si arrestò,
anche se il vento continuava a soffiare e a gonfiare le vele. I marinai si
misero a discutere tra loro e si domandavano: "Che razza di prodigio è questo e
cos'è questa strana novità? In mare aperto e con il vento favorevole la nave
contro ogni aspettativa non avanza!". Ai marinai che si facevano queste domande
il santo con grandi gemiti chiese: "Figli miei, se rispondete a questa mia
domanda, darò una soluzione ai vostri dubbi. Come si chiama questo luogo?". Essi
risposero: "Onorato padre, si tratta del Monte Santo che
dall'antichità ha il nome di Athos". Egli disse loro: "Questo prodigio si
è verificato a causa mia, se non mi portate in questo luogo e non mi lasciate
là, non vi sarà possibile procedere". I marinai, afflitti e in lacrime, calarono
le vele e si avvicinarono a terra. Quindi lo sbarcarono tra i pianti e i lamenti
e lo lasciarono là esclamando: "Oggi ci viene meno una grande protezione e un
soccorso perché tu ti separi da noi". E il santo di rimando: "Perché, figli
miei, gridate in questo modo e vi strappate le vesti per me che sono ricolmo di
ogni peccato? Il Signore amante dell'uomo che è in ogni luogo e che è
onnipotente vi accompagnerà e vi custodirà in tutte le opere buone e accorderà
il suo soccorso a me che gli offro la primizia di una condotta a lui cara".
Pronunziate queste parole, diede loro il triplice bacio nel Signore e si
avvicinò alla nave segnandola con la croce. Disse quindi: "Fratelli andate in
pace. Il Signore sia con voi", e li inviò alla loro meta.
Da quel capo egli intraprese con
molto sudore e fatica un cammino ripido e difficile con il quale giunse a un
pianoro uniforme e arieggiato". Dopo essersi un poco riposato dalle sue fatiche,
si rimise in marcia alla ricerca di un luogo dove fissare la propria dimora.
Avendo percorso numerose cavità, avvallamenti e colline, trovò infine una grotta
molto buia, circondata da una fitta boscaglia. Nella grotta c'era un numero
enorme di serpenti che oltrepassava quello degli astri del cielo e della sabbia
del mare. Con loro dimorava una grande quantità di demoni che levarono contro il
santo un nugolo di tentazioni che la lingua non può raccontare né l'orecchio
udire. Pietro tagliò allora gli arbusti che coprivano l'entrata creata da Dio
della grotta e vi si stabilì. Egli rendeva grazie e lodava il Signore notte e
giorno e elevava preghiere ardenti.
Il santo vi
trascorse in questo modo due settimane, quando Satana, da sempre invidioso dei
virtuosi, non sopportò la sua grande tenacia e il suo coraggio. Raccolse tutto
il suo esercito armato di archi e di frecce e penetrò da solo nella grotta nella
quale il santo conduceva l'agone della lotta dei martiri, mentre gli altri
demoni facevano rotolare all'esterno enormi pietre, lanciando urla e grida
all'indirizzo di Pietro. Vedendo questo, il santo disse: "Senza dubbio sono
giunto alla fine e fra poco non sarò più tra i vivi". E il loro comandante era
dentro la grotta mentre il resto della sua panoplia aveva in mano dardi dando
l'impressione di volerli lanciare contro il santo per ucciderlo. Ma egli,
preservato incolume dalla grazia celeste, disse tra sé e sé: "Devo uscire dalla
grotta per capire cos'è questa follia e cosa sono queste truppe schierate". Uscì
e vide gli spiriti del male che stavano in cerchio attorno alla grotta e quali
radici incombevano su di lui con grida insopportabili e con un aspetto
terribile. Allora levò gli occhi al cielo e chiamò in aiuto la Madre di Dio con
le parole: "Santa Madre di Dio, soccorri il tuo
servo". Come i nemici udirono il dolce e da noi molto desiderato nome
della Madre di Dio, subito e all'istante svanirono. E di nuovo il santo si
dedicò nella grotta alle lotte ascetiche e pregava dicendo a gran voce:
"Signore Gesù
Cristo, nostro Dio, non abbandonarmi". E non udì più voci per un certo
tempo.
Trascorsero da allora cinquanta
giorni quando ancora una volta gli sventurati, assumendo le sembianze di prima,
gli mossero guerra e incitarono ogni sorta di serpente velenoso e tutte le fiere
del monte che condussero assieme a loro nella grotta. Gli scellerati spinsero le
fiere a correre di qua e di là, a cercare di divorare vivo il santo con le loro
fauci, a strisciare, a sibilare e ad assumere un aspetto terribile. Ma di nuovo
Pietro mise in fuga tutti questi poveracci e debolucci con
il segno della croce e con l'invocazione del Nome di Dio e della sua Madre
immacolata.
Tratto da ALLE ORIGINI DELL'ATHOS,
Vita di Pietro l'Athonita - ed- Qiqajon, Comunità di Bose a cui si rimanda per
l'approfondimento