Oración , Preghiera , Priére , Prayer , Gebet , Oratio, Oração de Jesus

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CATECISMO DA IGREJA CATÓLICA:
2666. Mas o nome que tudo encerra é o que o Filho de Deus recebe na sua encarnação: JESUS. O nome divino é indizível para lábios humanos mas, ao assumir a nossa humanidade, o Verbo de Deus comunica-no-lo e nós podemos invocá-lo: «Jesus», « YHWH salva» . O nome de Jesus contém tudo: Deus e o homem e toda a economia da criação e da salvação. Rezar «Jesus» é invocá-Lo, chamá-Lo a nós. O seu nome é o único que contém a presença que significa. Jesus é o Ressuscitado, e todo aquele que invocar o seu nome, acolhe o Filho de Deus que o amou e por ele Se entregou.
2667. Esta invocação de fé tão simples foi desenvolvida na tradição da oração sob as mais variadas formas, tanto no Oriente como no Ocidente. A formulação mais habitual, transmitida pelos espirituais do Sinai, da Síria e de Athos, é a invocação: «Jesus, Cristo, Filho de Deus, Senhor, tende piedade de nós, pecadores!». Ela conjuga o hino cristológico de Fl 2, 6-11 com a invocação do publicano e dos mendigos da luz (14). Por ela, o coração sintoniza com a miséria dos homens e com a misericórdia do seu Salvador.
2668. A invocação do santo Nome de Jesus é o caminho mais simples da oração contínua. Muitas vezes repetida por um coração humildemente atento, não se dispersa num «mar de palavras», mas «guarda a Palavra e produz fruto pela constância». E é possível «em todo o tempo», porque não constitui uma ocupação a par de outra, mas é a ocupação única, a de amar a Deus, que anima e transfigura toda a acção em Cristo Jesus.

terça-feira, 8 de julho de 2014

Le tappe principali della vita spirituale e la Preghiera di Gesù . TEOFANE IL RECLUSO, DIARIO DELLA PREGHIERA


Le tappe principali della vita spirituale e la Preghiera di Gesù


Nuovo ValaamIncontro con Padre Michele Le tappe principali della vita spirituale e la Preghiera di Gesù


Il mio ultimo colloquio con Padre Michele, al Nuo­vo Valaam, è stato il più intenso e istruttivo. Il Padre aveva allora più di ottant'anni, ma era sempre giovane di cuore. Da molti anni già era megaloschema. Questa professione solenne, detta «angelica», è propria della Chiesa d'Oriente. Nella Chiesa Latina, i Reclusi degli Eremiti Camaldolesi corrispondono più o meno ai me­galoschemi. Solo alcuni pochi professi solenni sono am­messi a questa professione angelica, soprattutto in Russia: per ottenerlo, bisogna essere un vero "spiri­tuale".

Stavo seduto nella sua cella. Era una tiepida sera d'agosto: il sole calava dall'altra parte del lago, dietro le interminabili foreste. Il silenzio profondo mi ricor­dava il quadro di Levitan Riposo eterno.

- Ditemi, Padre Michele, quali sono le tappe prin­cipali della vita spirituale?

- Il Padre Arcadio ve le ha già spiegate nel mona­stero di Pecerskij. Nessuno può salvarsi senza l'umil­tà. Ricorda che, fino alla fine della vita, commetterai peccati, gravi o leggeri: sarai collerico, vano, bugiar­do. Come potresti inorgoglire, quando sai bene che tutti i giorni pecchi e offendi il tuo prossimo? Quando cadi in peccato, pentiti: e così ogni volta; fino alla fine. Se farai questo, non cadrai mai nella disperazione, ma gradualmente giungerai alla pace profonda dell'anima.

Per questo, dobbiamo sorvegliare sempre i nostri pensieri: essi sono ora buoni, ora malvagi. Non segui­re mai questi ultimi. Appena compare una tentazione, colpiscila subito con la Preghiera di Gesù, come con una spada. Se invece tu cominciassi a considerarla, essa si attaccherebbe a te, e vi prenderesti interesse o ne saresti dominato. A poco a poco l'accetteresti, per metterla in atto, e, alla fine, sarebbe il peccato.

Ci sono pensieri che sulle prime appaiono innocen­ti, ma possono condurre alle grandi tentazioni e ai peccati più gravi. Un giorno ho sentito riferire che in un convento di Ufa, nell'Ural, viveva una monaca mol­to spirituale. Cappellano del convento era un sacerdo­te vedovo, di una sessantina d'anni: un ottimo prete. Una sera questo cappellano, mentre si concava, ricor­dò improvvisamente una scena di trent'anni prima, del tempo in cui era sposato, e aiutava la moglie a mettere a letto i bambini. Questo ricordo lo intenerì. Ma poi ricordò sua moglie e la vita con lei, e i suoi pensieri si rivolsero verso soggetti poco convenienti per un sacer­dote vedovo. Terrificato, egli passò tutta la notte in preghiere e in metanie. L'indomani, l'anziana monaca chiese di vederlo e gli disse: «Ditemi, Padre, quale tentazione terribile vi ha assalito ieri? Ho visto dei demoni attorno a voi». Il cappellano le svelò sincera­mente quel che gli era accaduto. Ecco dove possono condurci pensieri che sembrano innocenti. Gli psichia­tri parlano di psicanalisi, ma noi, senza la loro scienza, possiamo distinguere il bene dal male; e per questo, invocare Dio incessantemente:

«Signore Gesù Cristo. Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore».

L'apostolo Paolo dice che chi confessa che Gesù Cristo è Figlio di Dio, e lo invoca incessantemente, sarà salvato. Pratica dunque, amico mio, la Preghiera di Gesù come meglio puoi, e sarai gradualmente pacificato: il segno di questo stato sarà per te la pace profonda dello spirito, una tranquillità quasi inalterabile.

- E che cosa accade, poi, Padre Michele? chiesi allora allo starec.

- Allora, ascolta. Ci sono due specie di tranquilli­tà.

La prima è il silenzio ordinario, esteriore; ed è già buonissima cosa: se non altro, un silenzioso non scan­dalizza e non offende il prossimo. Ma questo non ba­sta: i Padri del deserto dicevano che un eremita, confi­nato nella sua caverna e che non vede nessuno, è simi­le a un serpente velenoso nel suo nido, se ricorda, pieno di collera, le offese che gli sono state fatte in passato.

La seconda forma di tranquillità è il silenzio interiore. I Padri stessi dicevano che gli Anziani, che pure parlavano da mattina a sera, custodivano sempre il silenzio interiore, poiché dicevano solo cose edifican­ti per gli altri e utili per se stessi. E’ questo il silenzio interiore. Fa' ogni sforzo, Serezenka, per arrivare a questo silenzio. Quando avrai raggiunto questo stato, e cesserai di giudicare il tuo prossimo, allora alzati e ringrazia Dio per questo dono. Sarai vicinissimo alla purezza del cuore: e tu sai che i puri di cuore possono vedere Dio.

C'è anche un'altra via: quella delle lacri­me di grazia. Queste lacrime non sono come quelle che piangiamo dopo la perdita di qualche nostro paren­te o amico, o leggendo un buon libro, o dopo aver ascoltato una predica. Le lacrime di grazia scorrono come un ruscello, inarrestabili, per due anni e più; esse bruciano in noi ogni impurità, e portano nell'ani­ma una grande gioia, e la visione di Dio.

- Che cosa vuoi dire «vedere Dio», Padre Miche­le? E’ una metafora, o è qualche cosa di più?

Il Padre Michele mi osservò come un esaminatore, e si fece pensoso.

- Certo, nessuno ha mai visto Dio. Il Figlio che riposa nel Padre ce l'ha rivelato. Ma noi possiamo almeno contemplare la gloria di Dio, l'inaccessibile e increata luce del Tabor, che i tre apostoli prescelti hanno contemplato sulla Montagna. La stessa luce è stata vista da Motovilov mentre discorreva con san Serafino di Sarov. E’ la discesa dello Spirito Santo. Si dice anche: «I Cherubini e i Serafini stanno alla pre­senza di Dio e si coprono la faccia». Dio in se stesso, l'Essenza divina, noi non possiamo né vederlo né com­prenderlo. Possiamo però contemplare il Regno di Dio venuto nella sua forza, la discesa dello Spirito Santo. E’ il caso di Motovilov, e di san Tichon prima della sua consacrazione episcopale. Anche il Padre Antonio Putilov, di Malojaroslavic, ha contemplato, anco­ra adolescente, la discesa dello Spirito Santo. Non par­lo delle visioni di san Simeone il Nuovo Teologo e degli altri mistici. Tuttavia questa luce taborica ben pochi possono vederla; bisogna essere prescelti da Dio per questo.

- Ditemi, Padre mio, ci sono oggi asceti che vedo­no questa luce del Tabor?

- E perché no? Devo ritenere che di questi giusti ne esistano anche oggi. Ma a che scopo ci poniamo troppe domande? E’ curiosità. Se credi che questa luce qualche volta si manifesta, questo basta. Beati quelli che credono senza vedere. Motovilov vedeva questa luce come l'uverenie, il segno.

- E che cosa vuoi dire uverenie, Padre?

- Ecco un episodio della vita dello starec Daniele di Atcinsk, eremita siberiano, assai stimato da san Se­rafino. Una ricca giovane siberiana, diretta dallo starec Daniele, aveva deciso dì farsi monaca. Visitò diversi monasteri, nella Russia europea e in Siberia, senza giungere a una decisione: in quale avrebbe dovuto entrare? Allora andò a trovare lo starec Daniele per chiedergli di indicarle un convento. Lo starec rispose: «Se io ti indico un convento che non ti piacerà, più tardi penserai: Io non sarei mai entrata qui senza l'or­dine dello starec; e sarai irritata contro di me e insoddi­sfatta di te stessa. Continua a cercare, e quando avrai trovato il monastero predestinato, il tuo cuore si allie­terà, e questo sarà per te l'uverenie». Questo accadde in effetti quando la giovane visitò il monastero delle Vergini di Irkutsk: il suo cuore trovò la gioia, ed ella rimase là. Più tardi divenne l'Abbadessa Susanna.

Io penso, Serezenka, che la tua vera vocazione sia la stessa che san Serafino indicò al Padre Timon, Aba­te di Nadeev, dicendogli: «Semina la buona novella dovunque, lungo le strade, tra le piante nocive, sulle pietre e nella buona terra. Qualche cosa crescerà pure, e porterà dei frutti, fino al centuplo». Bisogna conti­nuamente sforzarsi di raggiungere la pace dell'anima, poiché in un'anima lacerata dalle passioni e dal pecca­to non c'è nulla di buono. Quando saprai dominare te stesso e sarai divenuto saggio, allora riuscirai a fare molte cose. Ti ho parlato del silenzio interiore: è una vera reclusione, una autentica vita eremitica, mentre la Preghiera di Gesù è il servizio divino compiuto in­cessantemente nel tempio del tuo cuore: là dove è anche il Regno di Dio.

Tratto da: Sergio Bolsakov, Incontri con la preghiera del cuore, ed. Ancora - Milano, a cui si rimanda per l'approfondimento.

TEOFANE IL RECLUSO, DIARIO DELLA PREGHIERA


TEOFANE IL RECLUSO

DIARIO DELLA PREGHIERA



Parte I


Il testo "Varie ispirazioni durante la preghiera» fa par te delle "Lettere" in quanto è uno scritto inviato a un figlio spirituale per dargli un esempio di come dovrebbe scrivere il suo diario della vita spirituale. L'autore è Teofane stesso anche se usa la figura retorica di "un uomo". Sotto forma di annotazioni di diario della preghiera, Teofane imitando lo stile delle Centurie dei Padri della Filocalia offre il riassunto della sua antropologia e teologia delle "cose da credere" e da meditare. In 162 piccoli paragrafi, ripercorre le tematiche principali della vita spirituale: esortazione al combattimento spirituale, alla purificazione, al ricordo costante di Dio, indicazioni per il discernimento degli spiriti, eccetera. Le immagini sono particolarmente significative: il cuore come una spugna, le passioni come l'umidità sulla legna che le impedisce di accendersi all'amore di Dio.
Vi ho Scritto parecchie volte di annotare su un quaderno speciale i pensieri che vi vengono durante la preghiera o anche al di fuori di essa; tali pensieri sono brevi, vengono ma non se ne allontanano presto, occupano la mente e il cuore e con la loro immagine fanno bene all'anima. Per Stimolarvi a questa diligente occupazione e per darvi un esempio, vi invio un quaderno nel quale, a suo tempo, un uomo scriveva simili pensieri. Guardate come si fa e fate altrettanto!


1) Il cuore è come una spugna, piena di diversi liquidi. Spremiamola, e il liquido uscirà. Stiamo attenti al cuore; le stimolanti impressioni e le situazioni della vita corrente che escono dal cuore sono buone o cattive: dipende da ciò che conserva quella parte del cuore alla quale prestiamo attenzione. Osservalo. Questo può condurre alla buona conoscenza di te stesso.


2) A volte accade che qualcuno, dove capita, venga allontanato da tutti. Ciò è immagine della coscienza colpevole; quando essa si rivolge a Dio scopre che egli avverte il suo volto; va allora dagli Angeli e dai santi, ma anch'essi non vogliono vederlo; si rivolge agli uomini con i quali vive e anche questi sembrano comportarsi con dispetto verso di lui; si rivolge a se stesso e non trova niente che possa consolarlo. Accade già così come accadrà, poi, nell’al di là? Tienilo spesso presente nella mente.


3) Hai esaminato il caso di una speranza fallita? Guai, come è desolante! L'hanno sperimentato le vergini stolte. Speravano di incontrare lo sposo e non vi sono riuscite. Questo, in sé, non sarebbe così pesante. potrebbero consolarsi con la speranza di vederlo in qualche modo. Ma il guaio sta nel fatto che lo stesso Sposo le ha ripudiate per sempre. Queste vergini non erano peccaminose ma mancava loro qualche cosa di molto necessario. Che cosa? Dobbiamo pensarci ora, quando c'è ancora tempo per rimettere in ordine ciò che manca, per non avere noi stessi una tale esperienza.


4) Accade, a volte, che a scuola, durante gli esami, si suppone che qualcuno conosca bene una certa materia, ma quando viene interrogato non pronuncia neppure una parola, si realizza il "nulla" del vuoto. Sta attento a che non ti succeda una cosa simile quando ti chiameranno a quell'esame che non può essere ripetuto. Qui la cosa è ancora riparabile, ma là non sarà più possibile la riparazione.


5) Incombe la miseria della dannazione? Sì, perché anche Satana è dannato. Quindi neanche tu puoi supporre di avere il privilegio della non dannazione se ti sei caricato con il peso dei peccati. Allora che cosa c'è da fare? Bisogna correggersi, chiedere misericordia senza posa, similmente alla vedova davanti al giudice.


6) Guardando i peccati, senti la testa bruciare, il corpo gonfio, livido, pieno di cattivo odore e, intorno a te, tenebre profondissime.


7) Il Signore è sulla croce. Mettiti davanti a lui e, riflettendo, pensa con quale sguardo si rivolgerebbe a te il Signore dalla croce. Rimani il più a lungo possibile in questa posizione e la tua coscienza ti dirà ciò che devi capire.


8) Fu detto dell'antico Israele: È divenuto pingue, largo, "ma ha dimenticato il Signore". Lo stesso vale anche per i figli del nuovo Israele, quando essi, contenti di ciò che possiedono, vivono nell'incuria e nella negligenza nel soddisfare il Signore; sono sazi e riposano.


9) Dio si trova, per te, a seconda di dove tu riponi la tua speranza. e allora Se sono le ricchezze, allora le ricchezze sono il tuo Dio. Se desideri il potere, allora il potere è tuo Dio. Se speri in un'altra cosa, questa è per te Dio. Se il vero Dio vuole convertire qualcuno a se stesso, distrugge prima i falsi dèi, facendo in modo che si capisca che non si può sperare in essi. Allora convertiti presto e sinceramente a Dio!


10) Nella vita naturale accade così: il servitore ritenuto colpevole dopo essere stato scacciato, viene accolto di nuovo a condizione che confessi la sua colpa e prometta di comportarsi bene. Lo accettano anche la seconda volta, commossi dalle sue preghiere e dalle promesse. Lo accettano anche per la terza e quarta volta e, in seguito, fin quando non si esaurisce la pazienza e la benevolenza. Ma se lui ricade sempre nelle stesse colpe, essi alla fine gli diranno: Va' via e non darti arie, non possiamo più crederti! Non potrebbe accadere lo stesso con un peccatore, che cade molte volte negli stessi peccati, ma non smette di ricaderci? Rifletti su tale figura di uomo che è colpevole di tante ricadute!


11) Accade che a qualcuno viene affidata l'amministrazione dei beni. Egli si sente superiore, progetta diversi piani, li scambia l'uno con l'altro, non cura gli interessi della proprietà, ma agisce secondo la propria fantasia; fatica molto, ma non si può parlare con lui e i beni sono presto dissipati. Lo stesso succede nella vita morale quando uno soffre di fantasticherie mentali; egli non è povero, fa delle opere, ma non si può ragionare con lui; tutto ciò che fa non è finalizzato, è come pula nel vento.


12) Dove arrivò colui che non aveva la veste nuziale? Già si era seduto a tavola, ma come è finito? Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre. Su questo riflettano spesso quelli che credono di essere importanti.


13) Qualche opera, fatta bene manualmente, viene lodata da tutti. Ma un buon conoscitore vi getta lo sguardo e subito scopre che è falsa, per colpa dell'errore o dell'ignoranza o anche fatto appositamente. Lo stesso succede nella vita morale: alcune azioni appaiono molto buone e lodevoli, altre vengono stimate persino sante. Ma un buon conoscitore subito analizza l'opera e da poche sue parole riconosce la persona.


14) Ricordati da dove sei caduto! È un avvertimento che si sente nella coscienza di chi ha cominciato l'opera della sua salvezza ma è progredito poco; si è lasciato distrarre ed è ritornato a ciò che faceva in precedenza o, ancora, a cose peggiori. Quanto è amaro questo!


15) Qualcuno che ritorna sul cammino della penitenza, comincia a soffrire in se stesso: gli sembra che tutto cada dalle sue mani perché le sue forze sono indebolite e viene ostacolato dalle precedenti abitudini. Allora spontaneamente sospira: «Tu che tieni la bilancia del giudizio, Signore, salvami! »


16) Che cosa è lo spirito, se viene posto sotto il dominio dell'anima e del corpo? E cosa sono l'anima e il corpo se si trovano sotto il dominio dello spirito? Lo può giudicare ognuno dalla propria esperienza. Il passaggio dalla sfera della carne a quella dello spirito ci viene mostrato da santa Pelagia, santa Maria Egiziaca, santa Taisia, san Mosè Mauro, san Davide, e da tanti altri.


17) Sotto l'influsso dell'economia dell'incarnazione del Signore Gesù Cristo stiamo realizzando un'opera di estrema importanza nel mondo, nell'umanità e in ogni uomo particolare. Per partecipare a questa disposizione siamo condotti anche noi dalla onnipotente mano di Dio. Perciò non è lecito prendere alla leggera non soltanto la vita stessa, ma neanche ogni singola azione, quando ricordiamo dove questa deve tendere. Del tempo non dobbiamo perdere invano neppure un solo minuto. Come nelle piante, così nel corpo animale non passa neppure un momento che non si verifichi ciò che è necessario per la vita in generale e per ognuna delle sue parti. In loro succede senza conoscenza e senza libera volontà, ma la creatura razionale deve fare lo stesso nell'ordine morale e religioso in modo indipendente, consapevole e libero.


18) L'uomo che lavora con l'anima, sia come esperto in qualche materia sia come artista, spesso sacrifica per le sue opere tutto ciò che è divino, in particolare la preghiera, il pensiero a Dio, le opere di devozione. Tu, al contrario, colloca allora la speranza nell'opera del Signore e nelle tue forze.


19) Dato che ogni peccato viene giudicato, il peccatore dovrebbe sentirsi come si sente un condannato, come uno contro il quale è stato pronunciato il verdetto di morte e gli rimangono solo pochi minuti prima dell'esecuzione, prima che si aprano le porte ed entrino i giustizieri.


20) L'azione della grazia dello Spirito santo precede il perdono dei peccati e la purificazione del cuore dalle passioni. Il perdono e la purificazione precedono l'odio per tutto ciò che è peccaminoso e questo odio è preceduto dal sentimento di condanna del rigetto da Dio. Quest'ultimo si manifesta quando si sveglia la coscienza e, sotto l'influsso del timore di Dio, l'uomo comincia a riflettere su tutte le sue iniquità e le irregolarità della sua vita. La cosa principale è il risveglio del timore di Dio. Tali sono gli elementi del progresso nello spirito. Essi sono vivificati dall'influsso della grazia.


21) Il patriarca Giacobbe lavorò sette anni per ottenere Lia e sette anni per Rachele. Lia è immagine della vita pratica, Rachele della vita contemplativa. L'una e l'altra si raggiungono con fatica.


22) L'uomo al quale viene mostrata mancanza di rispetto e freddezza diviene scontento e irritato. E Dio? Rimane presente dovunque, anche se da parte nostra non possiamo gloriarci di una continua attenzione verso di lui e di una calda relazione con lui da parte del nostro cuore.


23) A chi si trova al proprio posto, la vita si presenta come stabile ed egli è contento. Ma se accade che perde il suo posto, si trova completamente nei guai. Esiste il proprio posto anche nella vita spirituale. Chi vi rimane è contento interiormente, ma chi lo abbandona comincia a sentire subito delle sofferenze interiori, più terribili e dannose di qualsiasi disgrazia esterna.


24) Chi si comporta come deve, colui che si sforza e non si risparmia, è attento a se stesso e alimenta nel cuore sentimenti religiosi. Appena comincia a risparmiarsi dalle fatiche della vita devota viene come conseguenza un turbamento nei pensieri e una freddezza del cuore. Se non arresta il cammino su questa strada, cadrà presto nell'iniquità e nell'incuria, nell'insensibilità e nella dissipazione. Lo stato di paralisi di un'anima è un avviamento alla morte della stessa.


25) Esistono anche pene spirituali provenienti da Dio: vengono tolti i sentimenti spirituali. Ciò accade quando il cuore prova gusto per qualche passione, pur avendo la possibilità di evitarla. Allora diviene incapace di ricevere sentimenti spirituali; rimane così fino a quando non corregge ogni attaccamento al suo desiderio passionale.


26) È un sentimento che si chiama "possesso del mondo": l'uomo dimentica se stesso, comincia a spostare tutto nel mondo e a riorganizzare, secondo la propria opinione, le cose, le persone, le situazioni. Il nemico lo mette sul trono e lo trasfigura nella scimmia del governatore del mondo. Si può immaginare una cosa più ridicola di questa follia?


27) Nel tempo della preghiera il nemico suggerisce alla nostra mente alcune opere come se fossero estremamente necessarie, ma, in seguito, ci convince a lasciare anche queste e ad andare chissà dove. Bisogna, quindi, avere una stabile convinzione del cuore nella risoluzione di dare la precedenza a Dio, o almeno alla preghiera, davanti a tutte le altre cose. A lui deve appartenere ogni tempo, ma bisogna consacrargli totalmente almeno il breve tempo della preghiera. E anche questo è poco. Cerchiamo di arrivare a camminare costantemente davanti a Dio, con timore e con devozione. Egli infatti è dovunque nella sua grandezza.


28) L'unzione delle porte con il sangue dell'agnello pasquale è un simbolo anche per noi. Che cosa significa? Significa la sacramentale unzione delle nostre anime con il sangue del Signore Salvatore nel santo battesimo. Bisogna pregare, affinché quel sangue penetri ovunque in noi e con esso sia segnato tutto nello spirito, nell'anima, nel corpo. Ci proteggerà davanti al giudizio che dovrà decidere sulla nostra vita o morte eterna.


29) La preghiera può essere mentale, ossia intellettuale, o del cuore, preghiera del sentimento. La prima non riesce mai a essere pura e indisturbata. Soltanto il sentimento può procurare alla preghiera queste proprietà, e ciò accade quando il cuore è pienamente compenetrato con qualche sentimento religioso. Si tratta di un dono di Dio, ma anche noi dobbiamo preoccuparci di introdurre nel cuore tali sentimenti, specialmente prima di pregare. La preghiera, poi, riscalderà questo sentimento consentendo, così, di procedere giustamente.


30) Per progredire nella penitenza si comincia con il doloroso pentimento di aver offeso Dio con i nostri peccati. Segue la decisione di non peccare per il futuro; ciò è più importante del semplice pentirsi del fatto che ci distruggiamo con i peccati; anche questo sentimento ha il suo posto durante la penitenza e la conversione.


31) Chi non sperimenta l'azione dello Spirito santo nel cuore vede messa in discussione la propria salvezza. Tale situazione può anche dipendere dal fatto che nell'anima non vi è nulla. Ma di solito lo Spirito santo non manifesta apertamente le azioni della sua grazia fino a quando c'è il pericolo che l'uomo possa considerare questo bene come procurato da se stesso.


32) Vi sono due specie di assoluzione dai peccati: quello misterioso e quello ontologico, come se fosse fisico. Nel primo caso si assolve la coscienza e l'uomo si sente gioiosamente assolto da ogni condanna per i peccati. Nel secondo caso si assolve la natura da tutte le passioni che la legano. A questo secondo conducono le pratiche ascetiche della mortificazione, le opere di beneficenza e la preghiera. Ciò può essere definito epitimia divina fisica, anche se il sacerdote non impone quella ecclesiale; ma se la impone, per mezzo di essa l'epitimia divina viene ad abbreviarsi. A ottenere questa assoluzione per i defunti provvedono le preghiere della Chiesa e le opere di beneficenza, fatte per essi.


33) "Vacate" e vedete che io sono Dio."Vacare" significa scacciare dall'anima tutto ciò che potrebbe velare il volto di Dio contemplato con la mente insieme con i sentimenti corrispondenti, scacciare tutto ciò che devia l'attenzione e il sentimento da Dio. Ma come si può vacare in questo modo durante le opere? Eseguirle con le disposizioni che ti vengono imposte da Dio e non con quelle che provengono dalla propria iniziativa o da qualche stimolo proveniente dal di fuori.


34) Il nemico opera senza posa presso di noi. La sua prima opera è di tenerci occupati con qualche cosa di secondario, anche se non cattivo, sottraendoci da quelle principali, dall'unica necessaria. Quando ha successo in questo, comincia a suggerirci anche le sciocchezze; passo per passo le introduce nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti.


35) Immagina lo zar e la sala dove riceve. Vi sono entrate molte persone di vario genere con lo scopo di chiedergli qualche cosa. Ma invece di rivolgere le domande allo zar, alcuni guardano dalla finestra, altri raccolgono cose inutili, altri godono della bellezza della sala, altri disputano. Vi è molta confusione, ma quasi nessuno guarda lo zar. Di questo tipo sono spesso le nostre riunioni in chiesa e le preghiere a casa. Eppure tutti si lamentano che le loro preghiere non vengono esaudite!


36) Dio costruisce il suo castello spirituale nel cielo. Il materiale viene preparato qui, sulla terra, nella Chiesa di Dio, dalle anime umane. La loro idoneità si manifesta dopo la morte. Ciò che è idoneo si colloca nell'edificio al proprio posto e ciò che non è idoneo viene rigettato anch’esso nel proprio posto.


37) Come immaginarsi Dio? Nel cielo, dentro di noi o in un altro modo? In nessun modo. Bisogna acquisire l'abitudine di essere consapevoli che Dio è dovunque, conseguentemente anche dentro di te; vede tutto, allora anche i tuoi segreti; rimani in questa convinzione devotamente davanti al Dio invisibile, senza alcuna immaginazione. Ma prega affinché Dio stesso te lo insegni.


38) Dio è creatore dell'uomo interiore. Ma Dio comincia ad agire dentro quando l'uomo riconosce che non è niente in tutte le sue parti e quando si affida totalmente nelle mani di Dio, dell'onnipotenza divina.


39) Siamo tutti nel nostro Salvatore. Egli ci rende misericordioso il Padre e ci manda lo Spirito santo. Quando ebbe condotto al termine l'economia della salvezza, divenne il nostro governatore e noi siamo diventati i suoi servi, acquistati con il suo sangue. Lo senti?


40) Quando senti che qualcuno parla molto del fatto che uno divenne sazio, si mise a giacere e a russare, non dimenticare che questa è l'immagine della tua incuria e della contentezza di sé.


41) La preghiera, in via abituale, deve essere intesa così come si dice generalmente: si è attaccato e non lo distrarrai tirandogli le orecchie. Ma può essere anche così: tiralo anche con la corda, non lo attirerai.


42) Di qualcuno si dice che si è smarrito. Guarda se non direbbero lo stesso di te gli angeli di Dio, giudicando come ti comporti rispetto a Lui nella preghiera. Non sei arrivato a comportarti con troppa disinvoltura? Lo zar terreno, anche quando è molto misericordioso e benevolo, non può sopportare la disinvoltura e non permette l'accesso a sé da parte di uno svagato. E pensi che lo Zar celeste ne gioirà?


43) La soddisfazione della carne distrugge ogni bene acquisito con fatica. Ciò rassomiglia al caso del proprietario che, con le proprie mani, rompe il bell’albero che è cresciuto con molta cura.


44) Cuore - caverna dei serpenti. I serpenti sono le passioni e il loro abisso senza fondo sono: la condiscendenza alla carne, mangiare e bere a sazietà; il non far niente, la pigrizia; l'amore dei beni, delle cose; l'avarizia, il desiderio di guadagno; l'egoismo, la vanagloria, il desiderio di piacere agli uomini, darsi le arie; l'ira, l'odio, l'invidia, la malizia; l'eccessiva preoccupazione, la dissipazione, eccetera. Cosa dobbiamo fare? Appena appare una di queste, battila sulla testa. Con quale martello? Si chiama: il non aver compassione per sé.


45) Uno degli startsi scrisse: Sono simile a un cavallo che pascola senza padrone, chi vuole mi cavalca; appena quel primo mi ha cavalcato abbastanza e mi lascia, subito si mette sopra di me un altro e fa lo stesso, eccetera. Con ciò vuol esprimere il vagabondare qua e là dei nostri pensieri e, per mezzo di essi, il nemico che cavalca su di noi. Bisogna aggiungere che fa lo stesso anche per mezzo delle molteplici attività e delle molteplici preoccupazioni che portano a un incontrollabile smarrimento.


46) Chi fa penitenza vede, all'inizio, soltanto i suoi peccati. Ma quando la disposizione interiore si consolida, comincia a vedere che sotto i peccati vi sono le passioni che opprimono l'anima. All'inizio sospirava: Signore, abbi pietà di me peccatore; ma, in seguito, vi aggiunge: Signore, purifica me peccatore, ossia: Signore, guarisci la mia anima.


47) Al mistero dell'annunciazione e dell'incarnazione corrisponde, dentro di noi, l'inizio della ricerca della salvezza e l'accettazione della grazia che viene dentro di noi dal seme della nuova vita. Alla natività (del Signore) corrisponde la formazione del nuovo uomo interiore.


48) Davvero siamo seduti nelle tenebre e questo non soltanto quando viviamo male, ma anche quando cominciamo a riflettere sulla salvezza. La vita ci dà occasione di osservarlo e sentirlo, ma speculando non lo risolveremo.


49) Senti che dicono di qualcuno: dove si è bloccato? E' un'espressione adatta rispetto ai momenti in cui i pensieri di un'alta opinione di sé s'impossessano di noi.


50) I sentimenti di penitenza si manifestano, inizialmente, dall'istinto di conservazione di noi stessi: "sono perduto"; più tardi mutano nella tristezza di aver offeso Dio. Bisogna supporre di rimanere così per tutta la vita.