Oración , Preghiera , Priére , Prayer , Gebet , Oratio, Oração de Jesus

http://www.midbar.it/images/home_1_00.jpg  
CATECISMO DA IGREJA CATÓLICA:
2666. Mas o nome que tudo encerra é o que o Filho de Deus recebe na sua encarnação: JESUS. O nome divino é indizível para lábios humanos mas, ao assumir a nossa humanidade, o Verbo de Deus comunica-no-lo e nós podemos invocá-lo: «Jesus», « YHWH salva» . O nome de Jesus contém tudo: Deus e o homem e toda a economia da criação e da salvação. Rezar «Jesus» é invocá-Lo, chamá-Lo a nós. O seu nome é o único que contém a presença que significa. Jesus é o Ressuscitado, e todo aquele que invocar o seu nome, acolhe o Filho de Deus que o amou e por ele Se entregou.
2667. Esta invocação de fé tão simples foi desenvolvida na tradição da oração sob as mais variadas formas, tanto no Oriente como no Ocidente. A formulação mais habitual, transmitida pelos espirituais do Sinai, da Síria e de Athos, é a invocação: «Jesus, Cristo, Filho de Deus, Senhor, tende piedade de nós, pecadores!». Ela conjuga o hino cristológico de Fl 2, 6-11 com a invocação do publicano e dos mendigos da luz (14). Por ela, o coração sintoniza com a miséria dos homens e com a misericórdia do seu Salvador.
2668. A invocação do santo Nome de Jesus é o caminho mais simples da oração contínua. Muitas vezes repetida por um coração humildemente atento, não se dispersa num «mar de palavras», mas «guarda a Palavra e produz fruto pela constância». E é possível «em todo o tempo», porque não constitui uma ocupação a par de outra, mas é a ocupação única, a de amar a Deus, que anima e transfigura toda a acção em Cristo Jesus.

domingo, 17 de fevereiro de 2013

La preghiera mistica di Teofane il Recluso

La preghiera mistica di Teofane il Recluso



Come già detto nella precedente riflessione, l’anno da poco iniziato sarà dedicato a quelle figure di Santi della Chiesa slava d’Oriente che con la loro spiritualità hanno contribuito a rendere non solo ancora più grande questa Chiesa, ma soprattutto ad aumentare la fede dei fedeli tutti, cristiani d’Oriente e d’Occidente. Nel mese di Gennaio 2010 questo cammino spirituale sarà compiuto in compagnia di Teofane il Recluso, Santo non molto conosciuto in Occidente ma il cui fervore nella preghiera e la cui mistica nelle riflessioni spirituali hanno potuto travalicare confini umani e berriere mentali, toccando il cuore e l’anima di ogni cristiano.
«Non c’è nulla di più importante della preghiera! Dunque, la nostra più grande attenzione, la più diligente attenzione deve essere rivolta a lei»: questa, in sintesi estrema, l’altissima teologia della mistica di Feofan Zatvornik, letta con le sue stesse parole. La preghiera allora è la chiave con la quale aprire la porta della fede e, una volta aperta, per farla restare forte a discapito di chiunque o di qualunque cosa voglia invece attentare alla sua sicurezza. Tuttavia, il mistico Teofane consiglia di non accontentarsi mai riguardo alla fede ed ecco, allora, che la sua attenzione si sposta sugli elementi costitutivi del nostro essere, l’anima e il corpo stilando, per così dire, una scaletta di suggerimenti al fine di rendere questa fede sempre più salda e, attraverso ciò, la preghiera sempre più ardente. Nell’anima — dice Teofane — sono contenuti tre elementi in continua interazione tra loro: la mente, il desiderio e il cuore. Vale a dire, per riprendere la mistica dei Padri del deserto (V-VI secolo) tanto cari a Teofane, quel coacervo di poteri intellettuali, volitivi ed emozionali ad ognuno dei quali rivolgere una particolare cura attraverso azioni espressamente dedicate. Così, per la mente, costituirà un valido esercizio il leggere e meditare sulla parola di Dio, sulle opere dei Padri della Chiesa; effettuare una catechesi. Per la componente volitiva dell’anima sarà utile invece ottemperare a tutte quelle regole religiose ma anche civili o famigliari dal cui rispetto deriverà maggiore capacità di controllo di sé. Gli slanci mistici invece, quelli che hanno anche una forte componente emozionale e che dunque nascono direttamente dal cuore, saranno meglio educati se nutriti con quanto a loro serve: partecipazione alle Liturgie, uso (la cui etimologia — ricordo — deriva dal sanscrito utis, cioè ‘favore’, a sua volta derivante dal verbo ati, cioè ‘trarre vantaggio, saziarsi’) delle Icone, preghiera.
È a proposito della preghiera che nella lettera 47 Teofane il Recluso scrive: «È giusto servirsi di regole riguardo alla preghiera; queste aiutano ad evitare eccessive esaltazioni. Tutti i grandi mistici hanno avuto regole di preghiera. Ogni volta iniziavano con la preghiera tradizionale e poi, qualora la preghiera personale si rendesse manifesta, passavano a questa. Se perfino loro avevano bisogno di regole di preghiera, a maggior ragione queste servono a noi!». Senza le preghiere ‘formali’ — come le definisce il Santo — non riusciremmo a pregare e a tale proposito sono meglio «poche preghiere correttamente formulate e recitare che molte preghiere gettate lì». Pregare «non significa ripetere un certo numero di parole; pregare vuol dire riprodurre dentro di sé i contenuti della preghiera, così che essi possano fluire ovunque, nel nostro cuore e nella nostra mente». Ancora nella stessa lettera, il Santo vescovo scrive: «Contempliamo in profondità il loro significato, cerchiamo di imparare la preghiera con il cuore: saremo così sicuri che questa sarà con noi in ogni momento ed in ogni circostanza». Solo alla fine della preghiera tradizionale saremo veramente pronti ad aggiungere le preghiere personali. È ancora Teofane, tuttavia, che ci fa capire che senso dobbiamo dare a questa parola, ‘personali’. Esse infatti non sono le preghiere rivolte a Dio per un proprio tornaconto, bensì quelle che ci sono più congeniali e che quindi più di altre servono per rafforzare la nostra fede e avvicinarci a Dio; anche la recitazione di Salmi può rientrare nel novero di queste preghiere: «Ripetere Salmi imparati a memoria è un antico costume cristiano che fu sviluppato nel IV secolo nell’ambito delle comunità monastiche dai Santi Pacomio e Antonio il Grande», scrive ancora Teofane. Ancora dai Salmi possiamo trarre aiuto per scacciare quei pensieri negativi che talvolta interrompono la nostra concentrazione nella preghiera: è il Salmo 69 dove, secondo Teofane, possiamo trovare la giaculatoria-àncora a cui aggrapparci: «Vieni a salvarmi, o Dio, vieni presto, o Signore, in mio aiuto».
Anche il tempo che si trascorre nella preghiera deve essere misurato: se si finisce prima e si capisce che non si ha più la concentrazione adatta o la disposizione di cuore per pregare, si facciano genuflessioni e prostrazioni. Queste costituiranno alcuni degli esercizi con cui educare il corpo alla mistica, al pari di quelli per l’anima che abbiamo già visto. Riguardo ancora al tempo della preghiera, questo non può essere scelto a caso, magari immediatamente dopo aver parlato di frivolezze con qualcuno o aver atteso agli affari di casa. La preghiera necessita di ricreare in se stessi il senso di bisogno spirituale, «quel bisogno di Dio che deve riempire la mente: solo allora questa trasformerà i pensieri in preghiere, solo allora nel cuore non ci sarà spazio per altro, solo allora il luogo di preghiera avrà lo stesso valore, sia che si trovi in un monastero delle Solovki che in un angolo della tua casa».
Vorrei terminare con questo suggerimento, tratto dalla lettera numero 51: «Vuoi entrare in Paradiso più in fretta? — chiede Teofane — Questo è allora quanto devi fare: quando preghi, non terminare la tua preghiera prima che il tuo cuore abbia rivolto a Dio alcuni sentimenti: riverenza, lealtà, rendimento di grazie, esaltazione, umiltà, contrizione, speranza, affido».

http://www.dom.it/la-preghiera-mistica-di-teofane-il-recluso/

Jesus Prayer - Articles and Books

Jesus Prayer - Prayer of the Heart

The Jesus Prayer is very simple:
"Lord Jesus Christ Son of God, have mercy on me a sinner,"
(For different languages)
The Jesus Prayer according to numerous Church Fathers is "essential" to our spiritual growth. The Jesus Prayer proclaims our faith and humbles us by asking mercy for our sinfulness. The Jesus Prayer is thought to be as old as the Church itself.

The Jesus Prayer, says Metropolitan Anthony Bloom, “more than any other,” helps us to be able to “stand in God’s presence.”This means that the Jesus Prayer helps us to focus our mind exclusively on God with “no other thought” occupying our mind but the thought of God. At this moment when our mind is totally concentrated on God, we discover a very personal and direct relationship with Him.
Jesus Christ - the Power In the Name
The Jesus Prayer's power comes from the use of our Lord's Name, Jesus Christ, Son of God. It is a confession of our faith.
...read more about the power of the name Jesus Christ
Jesus Prayer requires Humility
The Jesus Prayer in its practice assumes you are a regular participant in the worship services of the Church, in her Sacraments and aware of your sinfulness. Be sure to consult with and follow the advice of your spiritual Father. Humility is a prerequisite for all prayer, especially the Jesus Prayer.
...read more about role of humility in practicing the Jesus Prayer
Jesus Prayer Has Two Functions
The Jesus Prayer has two important purposes. The first is worship as with all prayer. The second is a discipline to help our soul gain control our overactive brains and create stillness so the Holy Spirit can work through us and help us live the virtues in union with God.
...read more about the two functions of the Jesus Prayer
Jesus Prayer Has Three Stages in PracticeThe Jesus Prayer involves three stages of progress in its practice. You begin praying the Jesus Prayer by repeating the words of the prayer out loud or at least moving the lips. This is called verbal prayer. After some time saying of the Jesus Prayer becomes silent or mental and is repeated only in the mind. This is mental prayer. Finally, the Jesus Prayer becomes a continuous prayer in the heart, the inner core of our being. We begin with vocal prayer and do not force the move to mental prayer. This will happen naturally when you are ready.
... read more about the three stages of the Jesus Prayer
Jesus Prayer in Practice
In praying the Jesus Prayer, our holy Fathers tell us, we say it over and over hundreds of times as part of our daily prayer rule. It is best to add the Jesus Prayer to your morning prayers as this is when the mind is the quietest. Begin by saying the Jesus Prayer verbally focusing on each word. Repeat the Jesus Prayer continually for 15 minutes at first and then expand to 30 minutes. You will experience the challenge of dealing with your thoughts, the tendency for you mind to wander. Attention when praying the Jesus Prayer is important. Be sincere in your prayer and repeat it with contrition. Praying the Jesus Prayer is that simple!
... read more about how to practice the Jesus Prayer
Jesus Prayer is A Long and Difficult Path
Do not be fooled by its simplicity. The Jesus Prayer practice is a difficult task and like all ascetic practices it requires commitment of time, patience and perseverance. Remember Jesus Prayer's aim is not to obtain a calmness or any kind of spiritual experience, but to become in communion with God and participate in His grace.
... read more on difficult path in practicing the Jesus Prayer
Jesus Prayer's Possible Problems Encountered and Cautions
...read more Problems in Using the Jesus Prayer
Jesus Prayer - When To Pray
The Jesus Prayer will eventually be prayed throughout the day and when this happens, you will find that your life changes.
...read more about when to pray using the Jesus Prayer
Jesus Prayer is Not a Form of Eastern Meditation
The praying of the Jesus Prayer should not be confused with methods used in Eastern Yoga or meditation. In praying the Jesus Prayer as in all Orthodox Prayer we are seeking a relationship with a personal God based on faith and love.
...read more about how the Jesus Prayer differs from the eastern meditation.
Jesus Prayer - History
 

Unceasing Prayer Saint Macarius the Great

Unceasing Prayer Saint Macarius the Great

Download pdf
That we need a great zeal for prayer, and that the Spirit who dwells in our spirits brings it about, is clearly shown by the words of the Apostle, who exhorts us: "Pray all the time, asking for what you need, praying in the Spirit on every possible occasion" (Eph 6:18). Whoever of the brothers dedicates himself to this, namely, unceasing prayer, possesses a beautiful treasure, which becomes the greatest possession of one who loves God with a firm and right conscience." He never willingly strays away into distractions, nor does he have an unwonted debt that needs paying; but rather he fulfills the love and desires of his spirit, displaying to all the brothers the good fruits that come from perseverance. It is necessary, however, that the others in the community also make time for such unceasing prayer and rejoice in persevering in prayer so that they become sharers of such a life. The Lord himself will surely give to those who ask how they must pray, according to what is said: "He gives to him what he has asked for" (Ps 106:15).
Therefore, we ought to ask and to know that the better one makes an effort in the work of prayer, the more he must sustain the battle with great care and all virtue. For great battles demand great labors because evil insidiously rises up from all sides. Such obstacles the devil places in his path to impede his diligence, such as sleep, listlessness, physical torpor, distraction of thought, confusion of intellect, debility, and other evil passions and workings to kill the soul that is partly torn away and given over to its enemy. Therefore, it is necessary, as a wise ship captain does, that one in prayer controls the spirit and never gives the mind over to the turbulent suggestions of the evil spirit, nor allows it to be tossed about by waves. He must keep his eyes directed on the heavenly port and offer himself to God, who has believed in him and wants that from him.
Nor should they in prayer be satisfied with merely standing or kneeling, seemingly to be agreeing with Scripture and well-pleasing to God, while all the while their mind wanders far from him. They must guard against every neglect of thoughts and unseemly attitude and turn the whole soul with the body back to prayer. And the superiors also ought to assist such a person, and with every solicitude and correction to nurture the one who is learning how to pray with fervor according to what is outlined for him. They should also diligently purify his soul. For those who so conduct themselves, let them share the fruit of their virtues even with the weak, not only to him who already is growing in perfection, but also with children and those uneducated in doctrine, consoling them and arousing them to imitate what they see in such advanced teachers.
Fruit of True Prayer
The fruits of sincere prayer are simplicity, love, humility, fortitude, innocence, and other things similar to these. Such fruits which precede the heavenly fruit are developed in this life by a man eager for prayer through hard labor. Prayer is adorned with such fruit. Who lacks such fruit undertakes in vain laborious tasks. This applies not only to prayer, but also to every path of philosophy, which is born out of such a growth process. It is truly a way of justice and leads to the proper goal. One who is lacking in these is left only with vanity and is similar to the foolish virgins, who did not have at the necessary time the spiritual oil to enter into the wedding feast (Mt 25:1-13). For such did not have a light in their hearts, the fruit of virtue, nor the light of the Spirit in their souls. This is why Scripture rightly called them foolish, because they lacked virtue before the coming of the Bridegroom and were abjectly excluded from the heavenly bridal chamber. They did not enjoy any reward for their efforts of virginity because the power of the Spirit was not with them. When we cultivate a vineyard, the whole of our attention and labor is given in the expectation of the harvest. If there is no vintage, all our work is to no purpose. Similarly, if through the activity of the Spirit we do not perceive within ourselves the fruits of love, peace, and the other qualities mentioned by St. Paul (Gal 5:22), then our labor for the sake of virginity, prayer, psalmody, fasting, and vigil is useless.
From the Great Letter in Pseudo-Macarius: The Spiritual Homilies and the Great Letter, Paulist Press, pp 267-268
Read also Saint Macarius' Homilies 19 and 33.
 

La oración, respiro del alma

 

Un anciano – starets (padre espiritual) fue visitado por un joven quien le pidió: “Padre, enséñame a orar”.
- Bien, le respondió. – ¡Sígueme! El anciano se levantó, se fue a un profundo río y comenzó a entrar en el agua. El joven sin saber qué hacer, lo siguió. Cuando ya estaban en el medio del río y el agua les llegaba hasta la boca, el anciano agarro al joven por sus cabellos y lo sumergió.
El joven con un gran esfuerzo logró liberarse del anciano luego de una inmensa lucha y salió del río respirando profundamente. Salió también el anciano e interrogó al joven: – ¿Cómo te sentiste debajo del agua? Este le respondió: – Padre yo gritaba a Dios, con un grito mudo para que me dé al menos un respiro y para que me libre de la muerte.
Entonces el anciano le explicó: – El río que hunde a los hombres es la vida sin Dios. Si nosotros vamos a gritar y recurrir a Dios como tú lo hiciste debajo del agua, vamos a orar correctamente. La oración siempre nos libra de la muerte y como el respiro nos llena, no de aire, sino del Espíritu Santo: portador de Vida Eterna.
1- ¿Se aprende a respirar?
- No.
- Orar es una necesidad natural.
- Es un signo que la persona esta viva.
- Todos respiran, creyentes y no creyentes.
- Se aprende las formas de oración pero orar es algo natural al alma humana.
- Orar es un rasgo propio de una persona creyente, de un alma viva, si uno no reza quiere decir que está muriendo o murió para la vida eterna.
- Todos rezan, también los no creyentes, porque cada uno en lo profundo de su corazón se proyecta hacia un futuro.
2- La oración – respirar con el Señor.
- El respiro tiene dos movimientos: inspirar e espirar. Inspirando traemos los elementos vitales para la vida como el oxígeno y, espirando retornamos los frutos del metabolismo humano.
- Rezando dialogamos con Dios e intercambiamos con Él nuestras vidas: Él se dona a nosotros y nosotros nos donamos a Él. La oración también tiene dos movimientos: yo me elevo a Él y el acerca hacia mí.
- Al dialogar con una persona humana ésta está fuera de mí, normalmente, sin saber que quiero decirle. Aún más, muchas veces no me entiende. Dialogando con Dios, El está en mí: Padre, Hijo y Espíritu Santo viviendo en mí, que soy templo del Espíritu Santo. Dios sabe todo lo que yo le quiero decir antes de que lo exprese. Me entiende siempre; aunque no le diga nada, solo lo mire, llore o le regale mi alegría.
- El mismo Espíritu Santo que es Espíritu de Amor nos enseña cómo debemos orar: Rm. 8, 26 “Igualmente el mismo Espíritu viene en ayuda de nuestra debilidad, porque no sabemos orar como es debido; pero el Espíritu intercede por nosotros con gemidos inefables”.
3- Orando, oramos con Dios y en Dios.
- El Espíritu Santo nos enseña como rezar, Él es el primero quien empieza el diálogo, toca nuestro corazón, infunde el deseo de orar. En el Espíritu Santo nosotros inspiramos la vida de Dios y espirando entregamos a Él nuestra vida. Esa es la dinámica de la oración personal.
- Jesucristo lleva mi vida y la presenta al Padre con todas mis necesidades. Esta gran ofrenda de la vida de toda la comunidad se realiza durante la Divina Liturgia. Con el pan y el vino, entregamos al Señor toda nuestra vida: con sus tristezas y sus alegrías; y en Jesucristo recibimos La Vida ya como Su Cuerpo y Sangre, en la Eucaristía. Por eso es importante aprender a participar en la Liturgia ofreciendo nuestras vidas como nos invita el sacerdotes: ¨Entreguémonos unos a otros y nuestras vidas enteras a Cristo Dios¨. (Divina Liturgia de San Juan Crisóstomo).
- Dios Padre, mi verdadero Padre, que me ama infinitamente, es mi fuente de vida y felicidad. Por eso cuando los Apóstoles pidieron: Señor Enséñanos a orar (Lc 11,1) Él les dijo cuando oren digan: Padre nuestro
En el camino de la oración el Espíritu Santo nos conduce por Cristo a Dios Padre. Si descubrimos que nuestro Dios es un Dios más cercano de lo que puedo imaginar, que se ocupa de mí, que mi oración le permite entrar en mi vida para que Él la llene de su amor, entonces la oración puede cambiar el sentido de mi vida.
4- Como orar?
- Hay que orar cada día con la conciencia de que estoy hablando con una persona viva, que me escucha, me recibe, me entiende, me ama y me va a responder. Solo debemos estar preparados para recibir Su respuesta.
Los Santos Padres dicen que el alma de una persona orante es como la cuerda de un violín que necesitamos afinar cada día, y esperar, perseverando hasta el momento en que el Divino Músico lo toque. Y este toque hace cantar. Pero si la cuerda esta floja no puede sentir el toque de Dios, y su presencia pasa inadvertida. En este encuentro vamos a afinar nuestras cuerdas!
- También, hay que orar con obras, sufrimientos, alegrías…y no sólo con palabras. La oración es vana si mi vida no está en armonía con ella.
- Cuando vamos a la Divina Liturgia, en cada domingo o en cada fiesta, tenemos que presentar al Señor nuestra historia personal. La Divina Liturgia es un espacio y tiempo privilegiado porque en ella el Señor nos quiere hablar a través de las lecturas de la Palabra, de la homilía del sacerdote, los cantos de la Iglesia… Sólo debemos estar preparados para oír Su vos. Porque la Liturgia no es una ceremonia, un rito incomprensible; es acercamiento: Yo me acerco a Dios y Dios se acerca a mí. Por eso la Divina Liturgia es la oración más poderosa que Jesús dejó a su Iglesia. Es la escuela permanente de la oración.
5- Oración de Jesús: Tchotki.
- Esta oración tiene dos partes.
Primero: Señor, Jesús, Hijo de Dios. Indica quien es el Señor.
Segundo: Ten piedad de mí, pecador. Indica quien soy yo.
- Esta oración nos hace cada vez más semejante a Jesús porque Él con su misericordia sana nuestras heridas del pecado y nos hace comprender que también yo soy hijo de Dios.
- Esta oración es acompañada por el respiro. Rezando la primera parte (Señor, Jesús, Hijo de Dios) inspiramos y sentimos la presencia del Espíritu Santo llegando a nuestro corazón. Rezando la segunda parte (Ten piedad de mí, pecador) espiramos y hacemos entrega de nuestro pecado, nuestra debilidad, nuestra existencia como pecadores.
El fruto de este intercambio de la vida de un corazón que ora es la sanación espiritual del pecado y la armonía de la vida interior que se manifiesta como: La paz.
S.E. Sviatoslav Sevchuk

sábado, 16 de fevereiro de 2013

La oración: una mirada de amor

La oración: una mirada

de amor


Página extraída del libro

ORAR CON LAS ORACIONES

DE LOS SANTOS


Laureano J. Benítez Grande-Caballero

Editorial Desclée de Brouwer, 2009

(para pedidos de la obra, pulse aquí)

Otras obras del autor en : http://www.laureanobenitez.com


INTRODUCCIÓN DEL LIBRO


Siempre se ha definido la oración como un "hablar con Dios". El uso de la palabra supone utilizar pensamientos y emociones, la creación de ondas mentales, aunque sean de naturaleza elevada. Esta vía devocional es particularmente empleada en las religiones teístas que consideran a Dios bajo forma personal. El abandono del ego al que lleva la sumisión a Dios, sin embargo, hace que sus efectos sean los mismos que los del silencio mental de la meditación, en lo que se refiere a su eficacia para la liberación.

«La indagación del Yo disuelve al ego buscándolo y hallándolo como inexistente, mientras que la devoción lo somete; por tanto, llegan a la misma meta libre del ego, que es todo lo que se requiere. La sumisión verdadera es el amor a Dios por el amor mismo, y nos lleva a renunciar a todo sentido de “yo” y “ mío”, diciendo todo el tiempo: “No yo, sino Tú, oh Señor”» (Ramana Maharshi)

Los místicos con frecuencia exponen su punto de vista sobre la metodología del itinerario hacia Dios, especialmente del camino interior de la oración, sistematizándola en clases, analizando sus distintas fases, explicando distintas técnicas... Las coincidencias son también bastante notables a este respecto.

En lo que respecta al «camino interior», la «vía mística» se subdivide en tres etapas, básicamente coincidentes en todas las tradiciones, a pesar de la distinta terminología empleada para nombrarlas. Son las tres fases «clásicas» de la mística cristiana: vía purgativa, vía iluminativa, vía unitiva. La divergencia fundamental estriba en el método: mientras que la mística oriental se basa en la meditación, entendida como una actividad espiritual que busca el silenciamiento mental a través de un método preciso, de una disciplina sistematizada (sádhana en la terminología hindú), la occidental se focaliza en la oración, que usa la apoyatura de las palabras, al menos en sus primeras etapas.

Los tratadistas cristianos que se ocupan del tema suelen distinguir varias clases de oración: oración vocal, que se repite con los labios; oración mental, que consiste en una meditación reflexiva sobre el contenido del texto con el que se pretende orar; oración del corazón, que es la que provoca sentimientos hacia Dios, «inflamando» nuestra afectividad; oración espiritual o «contemplación pura», que nos lleva a una experiencia íntima de Dios, silenciando las facultades humanas, poniéndonos en la pura y desnuda presencia de Dios, en la noche oscura de la fe, dirigiendo una «pura mirada de amor» a esa «nube del no saber» en la que el alma anonadada entra en comunión con Dios.

         Realmente, más que clases distintas de oración, se trata de etapas sucesivas, graduadas desde la más sencilla hasta la más profunda, etapas que se atraviesan en todo proceso de oración. Santa Teresa habla de cuatro grados: meditación, contemplación imperfecta, oración de alabanza unitiva, y contemplación perfec­ta.

Nace aquí una diferencia importante entre oración y contemplación: en la oración hay un esfuerzo personal, un uso de las facultades humanas, una actividad de la mente, una apoyatura en palabras, imaginaciones y conceptos; en la contemplación, sólo queda una «pura mirada de amor» (san Buenaventura de Bagnoreggio), una «atención amorosa a Dios» (san Juan de la Cruz), un «encuentro con el Esposo» (santa Teresa de Jesús). Es un paso superior a la oración, una profundización de ella, en la que se produce la fase «unitiva» de la mística cristiana.

Etimológicamente, el término «contemplación» significa observar el cielo. Su origen proviene de la antigüedad, cuando el vaticinador contemplaba un espacio circunscrito del cielo para hacer sus predicciones, espacio que en origen era la parte superior del templo. Por consiguiente, «contemplar» tenía originariamente un significado cósmico: el hombre no es sólo ministro de la divinidad, sino que forma parte integrante del templo (cum-templo), se une al Dios del cual revive el misterio. Sucesivamente, el término asume una connotación cada vez más acentuada de comunión con la divinidad y el universo, y de ahí su utilización por la mística, especialmente la cristiana.

Para llegar a esa comunión, los místicos cristianos preconizan diversos métodos, de los cuales el más «clásico» es el método benedictino, que consta de cuatro fases: lectio (lectura pausada del texto, dejándose penetrar por su contenido); meditatio (reflexión intelectual sobre los contenidos del texto, especialmente de aquellas palabras o frases que más parezcan interpelarnos); oratio (partiendo de los conocimientos y vivencias adquiridos en la meditación, el orante se dirige a Dios con palabras, abriendo su corazón, movilizando sus senti­mientos, tratando de «inflamar» el corazón de amor a Dios); contemplatio (silencio de alma y mente, en el cual nos abandona­mos pasivamente al amor de Dios, dejándonos absorber por Él).

La verdadera oración es, pues, la que lleva a la contemplación: la palabra debe llevarnos al silencio; de la mente debemos descender al corazón. Transcribimos a continuación algunos textos de místicos cristianos donde se describe el fenómeno contemplativo:

«De la oración nace la contemplación que interrumpe lo que dicen los labios. El hombre está entonces en éxtasis..., los movimientos de la lengua y del corazón en la oración son como llamas; lo que viene después es la entrada al lugar del tesoro. Que se callen la boca, la lengua, el corazón que recoge los pensamientos, el espíritu que gobierna el sentido y el trabajo de la meditación... Que cese su actividad, pues ha llegado el dueño de la casa...» (Isaac el Sirio).

«El estilo que han de tener en esta del sentido es que no se den nada por el discurso y la meditación, pues ya no es tiempo de eso, sino que dejen estar el alma en sosiego y quietud, aunque les parezca claro que no hacen nada y que pierden el tiempo... Sólo lo que aquí han de hacer es dejar el alma libre y desembarazada y descansada de todas las noticias y pensamientos, contentándose sólo con la advertencia amorosa y sosegada en Dios, y estar con cuidado y sin eficacia y sin gana de gustarle o de sentirle; porque todas estas pretensiones desquietan y distraen al alma de la sosegada quietud y ocio suave de contemplación que aquí se da» (san Juan de la Cruz).

«Trata, pues, en tu intento de practicar la contemplación, de dejar atrás los sentidos y las operaciones del intelecto, y lánzate a lo desconocido, hacia la unión con Aquel que está por encima de todas las cosas y de todo conocimiento. Sólo por una incesante y absoluta negación de ti mismo y de todas las cosas en pureza, abandonando todo y liberándote de todo, serás transportado al rayo de la divina oscuridad que supera todo ser» (Pseudo-Dionisio el Areopa­gita).

«¿Quieres conocer cómo debes unir tu mente a Dios? Escucha. Cuando ores, recógete y entra con tu Amado en la celda de tu corazón para quedar allí sola con Él solo, olvidando todo, y con todo el corazón, con toda la mente, con todo el afecto, con todo el deseo, con toda devoción elevados sobre ti. Persiste en esta entrega afectiva para ascender, hasta entrar en el lugar del tabernáculo maravilloso, hasta la casa de Dios y allí, apenas hayas visto con la mirada del corazón a tu Amado y gustado cuán suave es el Señor y lo grande que es la plenitud de su dulzura, échate en sus brazos, llénalo de besos con los labios de la devoción interior» (san Buenaventura de Bagnoreggio).

La frontera entre la oración y la contemplación la marca, como vemos en estos textos, la entrada en el silencio y la quietud. Es lo que los antiguos Padres llamaban hesyquia. Para conse­guir esta «sosegada quietud», pasando de las palabras y el discur­so a la «música callada», proponemos utilizar con las oraciones de este libro el «método benedictino», pero con algunas variantes, encaminadas a facilitar la transición desde la actividad orante a la contemplativa: En primer lugar, es importante aquietar los niveles físico, emotivo y mental con algunas prácti­cas de relajación y distensión, ya que la tensión provoca distracciones y dispersiones en nuestra mente y nuestro corazón; en segundo lugar, aconsejamos practicar una técnica «clásica», la de la «jaculatoria» (de jaccio, que significa «lanzar»), consistente en seleccionar alguna palabra o frase del texto que nos haya impactado, que haya activado nuestro corazón, nuestra «mirada amorosa», y repetirla durante un tiempo de forma tranquila y pausada, a la vez que nos dejamos impregnar por su contenido, sin pensar nada, sino más bien dejando descender esa palabra o palabras hasta el fondo de nuestro ser. El método quedaría entonces de la siguiente forma: relajación - lectura del texto - jaculatoria - oración - contemplación.

La jaculatoria ( o «letanía») es una práctica muy extendida en el oriente cristiano, sobre todo en la versión conocida como «oración de Jesús», típica del hesicasmo. En la mística oriental se la conoce con el nombre de japa, en el hinduismo (repetición de la frase sagrada o mantra), mientras que en el mundo islámico su equivalente es el dhikr, repetición de algún nombre de Dios.

         La oración debe servir de puerta de entrada a la contemplaciónn, «inflamando» el corazón por medio del amor a Dios, para que después, dejando a un lado los discursos y las palabras, el buscador se ponga en la presencia divina, en una «pura mirada de amor», donde ya no hay palabras, donde entramos en el misterio, en la mística, en lo secreto y oculto. Usar la palabra para llegar al silencio: allí es la oscuridad, «la nube del no saber», la «noche oscura»... Es la nada... Es el Todo...


Orar con la palabra de los santos. Orar con la vida de los santos. Orar con Juan Pablo II Orar con las oraciones de los santos.


Método de oración
El método tradicional cristiano expuesto en sus diversas fases, desde la oración mental a la contemplación
__________________________
Orar con la vida de los santos
(Antología de anécdotas y hechos de la vida de los santos)
__________________________
Orar con la palabra de los santos)
(Antología de citas con pensamientos de santos)
__________________________
Orar con el Padre Pío
(Palabras y hechos de la vida del Padre Pío de Pietrelcina)
____________________________
(Vida mística, oraciones y textos de Juan Pablo II)
__________________________
Parapsicología de los milagros
(Milagros de los santos, estudiados a la luz de la parapsicología)
__________________________
Luz en el santuario
(Antología de las mejores oraciones cristianas)
__________________________
En el monte sagrado
(Oraciones para la intimidad con Dios)
__________________________
(Antología de oraciones escritas por los santos)
__________________________
(Antología de oraciones de invocación a los santos)
__________________________
(Antología de cuentos tradicionales de la tradición cristiana)
__________________________
(Breve antología de algunos poemas cristianos para ser rezados)
__________________________
____________________
 

La oración según Santos de ayer y de hoy

FONTE

La oración según Santos de ayer y de hoy

La oración es el instrumento precioso que utilizan los hombres y mujeres de fe, para vivificar su vínculo con Dios. La oración no es una moda o un hábito pasajero, sino la experiencia viva de Dios presente en la vida de las personas a través de las diferentes épocas de la humanidad
Cómo vivía la oración...
San Ignacio de Loyola(1491-1556)
Santa Teresa de Ávila(1515-1582)
San Juan de la Cruz(1542-1591)
Santa Teresita del niño Jesús(1873-1897)
San Padre Pío(1887-1968)
Beato Padre Hurtado(1901-1952)
Beata Madre Teresa de Calcuta(1910-1997)

“Una manera de ayudar a los demás que es de muy amplio alcance, consiste en oraciones y deseos santos (...) quienes hacen todas sus actividades en una continua oración, ofreciéndolas para el servicio de Dios, pueden compensar con deseos el tiempo que no pasan rezando formalmente”

San Ignacio de Loyola
San Ignacio de Loyola
(1491-1556)
“La oración es tratar a solas con quien sabemos que nos ama”
Santa Teresa de Ávila
Santa Teresa de Ávila
( 1515-1582)
La oración es “una escucha en profundo silencio de lo que habla Dios, el Señor de ella (el alma)”
San Juan de la cruz
San Juan de la Cruz
(1542-1591)
“Para mí la oración es un impulso del corazón, una sencilla mirada lanzada al cielo, un grito de reconocimiento y de amor, tanto en la tristeza como en la alegría”
Santa Teresita del niño Jesús
Santa Teresita del niño Jesús
(1873-1897)
“Apenas me pongo a orar, enseguida siento mi corazón como invadido por una llama de amor vivo. Esta llama no tiene nada que ver con cualquier llama que destruye, y no causa pena alguna”
San Padre Pío
San Padre Pío
(1887-1968)
“Cada deseo de elevar una oración es Jesús quien me lo sugiere, quien lo arranca, quien lo presenta al Padre y arranca su otorgamiento. ¡Oh, Señor, si lo sintiese bastaría para que fuese santo! Pedir, pues, con fe.
Beato Alberto Hurtado
Beato Padre Hurtado
(1901-1952)
“Mi secreto es de lo más simple. Rezo y a través de mi oración me convierto en alguien que ama a Cristo, y veo que rezarle es amarlo y eso significa cumplir con su palabra.
Mis pobres de los barrios marginales son el Cristo que sufre. En ellos, el hijo de Dios vive y muere, y a través de ellos Dios me muestra su verdadero rostro. Para mí la oración significa, unirme durante las veinticuatro horas, con la voluntad de Jesús, vivir para Él y con Él”
Beata Madre Teresa de Calcuta
Beata Madre Teresa de Calcuta
(1910-1997)

sexta-feira, 15 de fevereiro de 2013

La Prière de Jésus est très simple

 PRIÈRE DE JÉSUS


Quelques bases...

La Prière de Jésus est très simple :
Inutile d'en faire une phrase compliquée et interminable qu'on a du mal à se rappeler...

"Seigneur Jésus-Christ [Fils et Verbe du Dieu vivant,
par les prières de la Mère de Dieu et de tous les saints], aie pitié de moi
[et sauve-moi pécheur]",
"Κύριε Ιησού Χριστέ, [Υιέ και Λόγε του Θεού του ζώντος,
δια της Θεοτόκου και πάντων των αγίων], ελέησον [και σώσων] με [τον αμαρτωλόν]"


La prière de Jésus selon de nombreux Pères de l'Église est «essentielle» à notre croissance spirituelle. La prière de Jésus proclame notre foi et nous rend humbles par notre demande de miséricorde pour nos péchés. On peut sans doute faire remonter la prière de Jésus aux origines de l'Église elle-même.
La prière de Jésus, dit le métropolite Antoine Bloom, "plus que tout autre," nous aide à être capable de "nous tenir en présence de Dieu." Cela signifie que la Prière de Jésus nous aide à concentrer notre esprit exclusivement sur Dieu sans qu’ "aucune autre pensée" n’occupe notre esprit, à part celle de Dieu. A ce moment, quand notre esprit est totalement concentré sur Dieu, nous découvrons une relation très personnelle et directe avec Lui.

  • Jésus-Christ – la puissance du nom
Le pouvoir de la prière de Jésus vient de l'utilisation du nom de notre Seigneur, Jésus Christ, Fils de Dieu. C'est une confession de notre foi.

  • La Prière de Jésus exige de l'humilité
La pratique de la Prière de Jésus présuppose que vous participiez régulièrement au culte de l'Eglise orthodoxe et à ses mystères avec la conscience de votre état de pécheur. Veillez à consulter et suivre les conseils de votre père spirituel. L'humilité est une condition préalable à toute prière, en particulier la Prière de Jésus.

  • La Prière de Jésus a deux fonctions
La prière de Jésus a deux objectifs importants. La première est l’adoration comme toutes les prières. La seconde est une discipline pour aider notre âme à contrôler notre cerveau hyperactif et à créer le calme de sorte que le Saint Esprit puisse agir en nous et nous aider à vivre les vertus en union avec Dieu.

  • La Prière de Jésus comprend trois étapes dans sa pratique
La pratique de la Prière de Jésus implique trois stades d'avancement. On commence à prier la prière de Jésus en répétant les paroles de la prière à haute voix ou au moins en remuant les lèvres. C'est ce qu'on appelle la prière orale. Après quelques temps la Prière de Jésus se fait silencieusement et devient mentale on ne la répète que dans l'esprit. C'est la prière mentale. Enfin, la Prière de Jésus devient une prière continuelle dans notre cœur, le noyau interne de notre être. Commençons par la prière vocale et ne sautons pas les étapes pour aller directement à la prière mentale. Cela se fera naturellement quand vous serez prêt.

  • La Prière de Jésus dans la pratique
En priant la Prière de Jésus, nos saints Pères nous le disent, nous la disons encore et encore des centaines de fois dans le cadre de notre règle de prière quotidienne. Il est préférable d'ajouter la prière de Jésus à vos prières le matin car c'est à ce moment que l'esprit est le plus paisible. Commencez par dire la Prière de Jésus oralement en vous concentrant sur chaque mot. Répétez la Prière de Jésus continuellement pendant 15 minutes au début et puis allez jusqu’ à 30 minutes. Vous ferez l'expérience du défi de faire face à vos pensées, et la tendance de votre esprit à vagabonder. Attention, pour prier la prière de Jésus il est important d’être sincère dans votre prière et de la répéter avec contrition. Prier la Prière de Jésus est aussi simple que cela!

  • La Prière de Jésus est un chemin long et difficile.
Que sa simplicité ne vous trompe pas. La pratique de la Prière de Jésus est une tâche difficile et comme toutes les pratiques ascétiques elle requiert un engagement de temps, de patience et de persévérance. N'oubliez pas que la prière de Jésus n'a pas pour but d'obtenir le calme ou un autre type d'expérience spirituelle, mais de devenir uni à Dieu et de participer à sa grâce.

  • La Prière de Jésus – A quel moment ?
La prière de Jésus sera à la longue priée toute la journée et quand cela arrivera, vous verrez que votre vie va changer.

  • La Prière de Jésus n'est pas une forme de méditation orientale
La Prière de Jésus ne doit pas être confondue avec les méthodes utilisées en Orient comme le yoga ou la méditation. En pratiquant la Prière de Jésus comme dans toute prière orthodoxe nous cherchons une relation avec un Dieu personnel fondée sur la foi et l'amour.


Voir tout le chapitre Prière de Jésus dans le site consacré à la Prière orthodoxe


ainsi que les articles du site qui lui sont consacrés :
http://vie-orthodoxe.blogspot.pt/p/priere-de-jesus.html