Intervista ad Abuna Matta El Meskin (1978), in arabo e francese.
traduzione parziale in italiano:
[Nel deserto] il padre [Matta-el-Meskin] ha iniziato a vivere in modo anacoretico; viveva completamene solo nel deserto in una grotta “[…] in seguito sono stato chiamato al Monastero ad essere padre di numerosi monaci cercando di applicare la vita solitaria a questa comunità. Se ho fatto questo non è per vanità personale o per applicare una regola ma semplicemente come un uomo che aveva l’esperienza della vita solitaria. E, prima di tutto, volevo far amare la solitudine mentre erano un gruppo. Per questo permettevo di vivere una parte del loro tempo assieme per pregare, lodare assieme l’Eterno lungo tutta la notte, mangiare a mezzogiorno assieme, e il resto del tempo li facevo rimanere nella solitudine perché gustassero la bontà della solitudine”.
E’ su ordine della comunità, il papa Cirillo VI, che Matta-el-Meskin e i suoi compagni nel 1969 abbandonarono le grotte dove vivevano per giungere a “San Macario” e intraprendere la ricostruzione del monastero.
“…ed è così che [chi si dà alla vita solitaria] non rinuncia ad interessarsi agli altri ma cessa di essere tribolato da quel che fanno gli altri e da quanto pensano gli altri di se stesso. In questo momento comincia a scoprire la sua realtà interiore ed è in questa situazione pura che comincia a sentire la realtà di Dio. Questo momento diviene il presepio nel quale incontra il Creatore. L’antica saggezza, quella di Platone quando dice ‘conosci te stesso’ non è molto chiara. Come può l’uomo conoscere se stesso? E’ impossibile senza l’intervento dell’Eterno! E’ così, quando si mette di fronte a Dio, che l’uomo comincia a scoprire la sua vera immagine. In verità, quando l’uomo entra nell’interiorità di se stesso scopre la sua immagine com’è, la sua immagine vera, non si può dire che veda effettivamente Dio perché questo sarebbe naturalmente assurdo, ma realmente lo vedrà in spirito con il suo cuore. Vedrà la vera bellezza, la vera serenità, la vera pace che ci è donata da Dio. E l’uomo per il semplice fatto che accetta, accetta solo di conservare questa pace, quest’umiltà, la sua responsabilità cessa: Dio lo accoglie ed egli accoglie Dio. Constata un cambiamento in se stesso e diviene più sereno e accetta la sua vita solitaria. Si trasforma, senza neppure accorgersi, si trasforma e si trasforma ogni giorno.
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http://www.natidallospirito.com/2008/05/21/intervista-ad-abuna-matta-el-meskin-1978/
traduzione parziale in italiano:
[Nel deserto] il padre [Matta-el-Meskin] ha iniziato a vivere in modo anacoretico; viveva completamene solo nel deserto in una grotta “[…] in seguito sono stato chiamato al Monastero ad essere padre di numerosi monaci cercando di applicare la vita solitaria a questa comunità. Se ho fatto questo non è per vanità personale o per applicare una regola ma semplicemente come un uomo che aveva l’esperienza della vita solitaria. E, prima di tutto, volevo far amare la solitudine mentre erano un gruppo. Per questo permettevo di vivere una parte del loro tempo assieme per pregare, lodare assieme l’Eterno lungo tutta la notte, mangiare a mezzogiorno assieme, e il resto del tempo li facevo rimanere nella solitudine perché gustassero la bontà della solitudine”.
E’ su ordine della comunità, il papa Cirillo VI, che Matta-el-Meskin e i suoi compagni nel 1969 abbandonarono le grotte dove vivevano per giungere a “San Macario” e intraprendere la ricostruzione del monastero.
“…ed è così che [chi si dà alla vita solitaria] non rinuncia ad interessarsi agli altri ma cessa di essere tribolato da quel che fanno gli altri e da quanto pensano gli altri di se stesso. In questo momento comincia a scoprire la sua realtà interiore ed è in questa situazione pura che comincia a sentire la realtà di Dio. Questo momento diviene il presepio nel quale incontra il Creatore. L’antica saggezza, quella di Platone quando dice ‘conosci te stesso’ non è molto chiara. Come può l’uomo conoscere se stesso? E’ impossibile senza l’intervento dell’Eterno! E’ così, quando si mette di fronte a Dio, che l’uomo comincia a scoprire la sua vera immagine. In verità, quando l’uomo entra nell’interiorità di se stesso scopre la sua immagine com’è, la sua immagine vera, non si può dire che veda effettivamente Dio perché questo sarebbe naturalmente assurdo, ma realmente lo vedrà in spirito con il suo cuore. Vedrà la vera bellezza, la vera serenità, la vera pace che ci è donata da Dio. E l’uomo per il semplice fatto che accetta, accetta solo di conservare questa pace, quest’umiltà, la sua responsabilità cessa: Dio lo accoglie ed egli accoglie Dio. Constata un cambiamento in se stesso e diviene più sereno e accetta la sua vita solitaria. Si trasforma, senza neppure accorgersi, si trasforma e si trasforma ogni giorno.
(grazie a informatore del forum della Chiesa Ortodossa Tradizionale)
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