I
In occasione della festività della Presentazione al Tempio della Vergine Santissima trovo opportuno presentarvi quattro catechesi sulla preghiera giacché in essa consiste la nostra attività principale in chiesa. Questa è il luogo della preghiera ed il terreno in cui essa si sviluppa. Perciò, per noi, entrare in chiesa significa avviarci allo spirito della preghiera. Il Signore si è compiaciuto di chiamare suo tempio il cuore dell’uomo. Entrandovi spiritualmente, noi ci presentiamo a Dio e suscitiamo in noi un moto di ascesa verso di Lui, simile al profumo che si leva dall’incenso. Cercheremo di apprendere come ciò si raggiunge. Raccogliendovi in chiesa, naturalmente, voi pregate, sebbene, compiendo in essa le vostre devozioni, certamente non le trascuriate a casa. Perciò potrebbe sembrare superfluo parlarvi del dovere che abbiamo di pregare, visto che voi pregate. Ma la realtà è ben diversa. Penso che non sia inutile indicarvi due o tre regole sul modo di pregare, che vi siano, se non d’insegnamento, almeno di avvertimento.
Quello della preghiera è il primo dovere di un cristiano. Se nella vita quotidiana è valido il principio: “Lo studio dura per tutta la vita”, esso si può applicare a maggior ragione alla preghiera, la cui azione non ammette discontinuità ed i cui gradi non conoscono limiti. Ricordo a questo proposito la saggia usanza degli antichi santi Padri, i quali, in occasione dei loro incontri, salutandosi s’informavano non della loro salute, né di altre cose, ma della preghiera. Si chiedevano a vicenda: “Come va, o, come procede la preghiera?”. L’attività della preghiera era per loro segno della vita spirituale ed essi chiamavano l’orazione respiro dello spirito. C’è il respiro fisico che prova che l’uomo vive, poiché quando viene meno il respiro, viene meno anche la vita. Così avviene anche nella vita spirituale: se c’è la preghiera, vive lo spirito; se questa è assente, non c’è neppure vita spirituale.
Tuttavia non sempre preghiamo quando recitiamo una preghiera o compiamo una devozione. Ad esempio, sostare davanti ad un’immagine sacra ed inginocchiarsi dinanzi ad essa non è ancora una preghiera, ma qualcosa di accessorio ad essa. Recitare a memoria le preghiere o leggerle da un libricino o ascoltarne la lettura fatta da un altro non significa pregare, ma è solo un modo o un mezzo per manifestare o far sorgere la preghiera. Essa, in sé, consiste nello sbocciare continuo nel nostro cuore di sentimenti di devozione a Dio, di sentimenti di umiltà, di dedizione, di gratitudine, di lode, di perdono, di intima adesione, di penitenza, di sottomissione alla volontà di Dio, ecc... Noi dobbiamo preoccuparci insomma che durante le nostre preghiere questi sentimenti, o altri ad essi analoghi, penetrino nella nostra anima, affinché, mentre leggiamo le preghiere o ne ascoltiamo la lettura e compiamo prosternazioni, il cuore non sia vuoto, ma sia informato da qualsiasi sentimento rivolto a Dio. Allorché sono presenti questi sentimenti, la nostra preghiera è veramente tale, mentre quando mancano, la preghiera non sussiste ancora.
Sembrerebbe che non ci sia cosa più semplice e più naturale per noi della preghiera o del volgere a Dio il nostro cuore. Eppure né in tutti né sempre si verifica questa condizione. Dobbiamo farla sorgere in noi e rafforzarla, oppure, il che è lo stesso, dobbiamo educare in noi lo spirito della preghiera. Il primo metodo da seguire consiste nel leggere o ascoltare una preghiera letta da altri. Compi le devozioni in modo conveniente e sicuramente risveglierai e rafforzerai l’elevazione del tuo cuore a Dio, o entrerai nello spirito della preghiera.
I nostri libri di devozione contengono le orazioni dei Santi Padri, Efrem Siro, Macario l’Egiziano, Basilio il Grande, Giovanni Crisostomo e di altri grandi maestri della preghiera. Poiché costoro erano pervasi dallo spirito della preghiera, essi esposero con parole ciò che questo spirito suggeriva loro e l’hanno trasmesso a noi. Dalle loro parole promana una grande forza di preghiera e chi con attenzione ed impegno interiore penetra in esse, per effetto della legge della reciprocità, inevitabilmente diviene partecipe di questa forza nella misura in cui il suo stato d’animo si avvicina al contenuto della preghiera. Per fare delle nostre devozioni uno strumento effettivo dell’educazione alla preghiera, è necessario che sia la mente che il cuore ne accolgano il contenuto. A questo proposito indicherò tre semplicissimi metodi: non iniziare le tue devozioni senza una, sia pur breve, preparazione; non compierle in qualsiasi modo, ma con attenzione e sentimento; infine non passare subito, dopo aver terminato le preghiere, alle occupazioni normali.
Ammesso pure che per noi la preghiera sia un’attività del tutto abituale, tuttavia ad essa deve precedere una preparazione. Che cosa c’è di più abituale della lettura e della scrittura per coloro che sanno leggere e scrivere? Ciononostante, quando ci sediamo per leggere o per scrivere, non iniziamo immediatamente questo genere di attività, ma indugiamo qualche minuto, per lo meno quanto basta per metterci in una posizione comoda. A maggior ragione è necessaria prima della preghiera una preparazione adatta ad essa, specialmente quando l’attività precedente era di un genere del tutto diverso. Pertanto, accingendoti alla preghiera, sia di mattina che di sera, fa una breve sosta, sedendoti o camminando, e sforzandoti in questo lasso di tempo di allontanare la mente da tutti i pensieri e da tutte le occupazioni di questa terra. Pensa poi chi è Colui al quale stai per rivolgerti con la preghiera e chi sei tu che stai per iniziarla, in modo che la tua anima stia davanti a Dio in uno stato di volontaria umiliazione e di rispettosa paura. In questo atteggiamento rispettoso di fronte a Dio consiste la preparazione; è poca cosa, ma non priva d’importanza. È questo il principio della preghiera ed un buon principio è già metà dell’opera.
Dopo aver assunto questo atteggiamento interiore, mettiti dinanzi ad un’immagine sacra e, dopo esserti inchinato alcune volte di fronte ad essa, comincia la solita preghiera: “Gloria a te, Dio nostro, Gloria a te” – “Re del Cielo, Paraclito, Spirito di verità, vieni e prendi dimora in noi…”, ecc… Non leggere in fretta, penetra in ogni parola e porta al cuore il significato di ogni termine, accompagnando la lettura con inchini. In questo consiste la lettura della preghiera, gradita a Dio ed apportatrice di frutti. Penetra in ogni parola e porta sino al cuore il senso di ogni termine, insomma cerca di comprendere quello che leggi e di sentire quello che comprendi. Non c’è alcun bisogno di altre regole. Questi due criteri – l’intelligenza ed il sentimento –, quando si realizzano nel modo dovuto, rendono la preghiera pienamente degna e le comunicano un effetto fecondo. Se leggi le parole della preghiera: “purificaci da ogni turpitudine”, sforzati di sentire la tua miseria, desidera la purezza e, pieno di speranza, chiedila al Signore. Quando leggi le parole: “E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, perdona nel tuo intimo a tutti e, con il cuore che ha perdonato tutto a tutti, chiedi a Dio perdono per te. Se leggi: “Sia fatta la tua volontà”, nel tuo cuore affida al Signore la tua sorte e manifesta la tua incondizionata prontezza di accettare tutto ciò che al Signore piacerà di mandarti. Se procederai così con ogni frase delle tue preghiere, queste saranno recitate in forma conveniente.
Per compiere le tue devozioni con maggior frutto, eccoti alcuni consigli: 1. Proponiti un determinato numero di preghiere[1], con l’approvazione del tuo padre spirituale, che non sia grande, ma tale che lo possa recitare senza fretta nell’ambito dei tuoi impegni quotidiani; 2. Prima di pregare, nei momenti liberi getta uno sguardo alle tue preghiere giornaliere, afferra con la mente il pieno significato di ogni parola e sforzati di sentirla, in modo da sapere precedentemente ciò che devi avere nell’anima ad ogni parola e sforzati di sentirla, in modo da sapere precedentemente ciò che devi avere nell’anima ad ogni parola. Sarà ancor meglio, se imparerai a memoria le preghiere fissate per ogni giorno. Se farai ciò, ti sarà ancora più facile comprendere e penetrare nel senso delle preghiere. Rimane una difficoltà: il pensiero distratto volerà sempre ad altri argomenti. Perciò è necessario questo terzo consiglio: 3. Dobbiamo sforzarci di mantenere desta l’attenzione, sapendo in precedenza che il pensiero cercherà di sfuggire. Poi quando durante la preghiera esso si distrarrà, richiamalo; sfuggirà di nuovo, di nuovo richiamalo. E così ogni volta. Ma allorché la lettura sarà fatta con distrazione – cioè senza attenzione e sentimento –, non dimenticare di ripeterla.
Finché il tuo pensiero non si sarà concentrato su un passo, rileggilo più volte e così riuscirai a penetrarvi con la mente ed il sentimento. Se supererai una volta questa difficoltà, essa forse non si presenterà successivamente, oppure non si presenterà con tale forza. Così dobbiamo comportarci, quando il pensiero sfugge o si distrae. Ma può verificarsi il caso che una parola talmente influisca sull’anima, che questa non si senta di andare oltre nella preghiera e, sebbene la lingua continui a leggere, il pensiero ritorna a quel passo che ha esercitato un effetto così profondo sull’anima. In questo caso vale questo quarto consiglio: 4. fermati e non leggere oltre; trattieni l’attenzione e il sentimento su quel passo, nutri con esso la tua anima o con quei pensieri che esso farà sorgere in te. E non allontanarti da questo stato; anzi, se ti mancasse il tempo, è meglio lasciare incomplete le preghiere, ma non distruggere questo stato d’animo. Esso ti accompagnerà e proteggerà forse anche per tutto il giorno come l’Angelo Custode! Effetti benefici di questo genere sull’anima durante la preghiera indicano che il suo spirito comincia a mettere radici in noi, per cui la conservazione di questo stato è il mezzo più utile per educare e rafforzare in noi lo spirito della preghiera.
Infine, quando termini le tue preghiere, non passare subito a qualsiasi altra occupazione, ma, sia pur brevemente, trattienti e pensa che cosa è avvenuto in te ed a che ti obbliga. Cerca di conservare anche per il tempo successivo, se ti è stato concesso di sentire qualcosa nel tuo animo durante la preghiera. Del resto, se uno ha recitato le sue preghiere con cura, non vorrà egli stesso passare subito ad altre occupazioni. Questa è la caratteristica propria della preghiera! Ciò che i nostri antenati dissero di ritorno da Costantinopoli: “Chi ha gustato il dolce, non vorrà l’amaro”, si verifica anche in quanti hanno bene pregato. Né si deve dimenticare che il gustare la dolcezza della preghiera è il fine della preghiera e che se le orazioni educano lo spirito della preghiera, ciò avviene proprio grazie a questo gusto.
Se metterete in pratica questi brevi consigli, ben presto vedrete il frutto dei vostri sforzi, nella preghiera. E chi ad essi si attiene anche senza seguire questa indicazione, naturalmente già gusta di questo frutto. Ogni preghiera lascia una traccia nell’anima; la sua continuazione ininterrotta nello stesso ordine la radicherà, mentre la sopportazione di questo sforzo produrrà anche lo spirito della preghiera. Che il Signore ce lo conceda per le preghiere della purissima nostra Signora Madre di Dio!
Io vi ho così indicato il primo, ed iniziale, metodo con cui educare lo spirito nella preghiera, cioè il compimento della preghiera conformemente al suo fine, a casa di mattina e di sera e qui in chiesa. Ma non è ancor tutto. C’è un altro metodo ed io, se Dio lo vorrà, ve lo indicherò domani.
21 novembre 1864